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Spyder, la due posti simbolo della dolce vita italiana

Quando la bella stagione mostra il meglio di sé, c’è solo una cosa che può soddisfare fino in fondo un porschista: una strada tortuosa, magari a picco sul mare e un’automobile scoperta, che gli permetta di percorrerla col vento tra i capelli. È questo, forse, il segreto delle spyder: non una semplice automobile, ma una filosofia di vita che deve le sua fortuna alla Dolce Vita italiana e all’incredibile esperienza di guida che essa può donare. Oggi, come già fatto per le carrozzerie Targa, Carrera e Coupé, andremo alla scoperta di questa particolare forma di carrozzeria, a cui Porsche ha dedicato, e continua a dedicare, innumerevoli modelli.

Storia e caratteristiche delle vetture spyder

A pensarci bene, nel vocabolario anglosassone il termine spider esiste e ha un significato ben chiaro: ragno. A questo insetto, apparentemente piccolo e gracile, sembra difficile associare un’automobile, come potrebbe essere la Porsche 550 Spyder. Se, tuttavia, pensiamo al soprannome di questa piccola automobile a due posti, l’Ammazza giganti, possiamo iniziare a capire la ragione per cui queste automobili iniziarono a essere chiamate così. Proprio come i ragni, anche queste vetture sono in grado di abbattere l’avversario più temibile, col suo temibile morso.

Al di là delle elucubrazioni, comunque, la ragione, come per altri tipi di carrozzeria, è legata ai modelli di carrozza in voga dapprima negli Stati Uniti d’America e, a seguire nel XIX secolo, anche in Europa. Un modello agile e veloce, come vedremo, perfetto per le gite fuoriporta. Tutte caratteristiche che, a ben vedere, ritroviamo nelle spyder moderne. Soffermiamoci ancora qualche istante sulla storia delle carrozze spyder e, poi, dedichiamoci alle moderne vetture. Prima, però, una precisazione: in alcuni casi si parla anche di roadster: definire la differenza (e le similitudini) da questo genere di carrozzeria e le spider risulta davvero complicato. Al punto che, secondo alcuni, l’origine del nome spider sia, in realtà, un’invenzione nata da errore: un giornalista italiano, intento a trasmettere informazioni sulla Porsche 550 Speedster, avrebbe trasformato il nome in Porsche 550 Spider. Non riuscendo noi a definire la differenza, in questo articolo, ci soffermeremo principalmente sulle spyder.

La storia delle spider: dapprima carrozze

Come detto, la primogenitura delle spyder si deve al tempo in cui il movimento era garantito da cavalli e, chiaramente, non parliamo di quelli a vapore. La spider, così com’era intesa nell’Ottocento, era una vettura leggera e di piccole dimensioni, che poggiava in maniera slanciata direttamente sulle ruote. Proprio questa particolare conformazione regalava alla carrozza un profilo simile a quello del ragno, che, come noto, tiene sospeso il corpo grazie alla particolare forma delle sue zampe. Anche queste, in un certo senso, venivano riprese dalla carrozza spider: le sue ruote, infatti, erano di dimensioni generose e, al tempo stesso, con raggi molto sottili. Grazie a questo genere di carrozza, gli uomini del XIX secolo si muovevano tra le campagne, per verificare l’andamento dei lavori nei possedimenti terrieri, ma anche per le diffusissime battute di caccia o, ancora, per semplici gite fuori porta. Un evidente richiamo a ciò che sarebbero stato le spyder del futuro: automobili adatte ai businessman in viaggio, perfette per divertirsi o per viaggiare in qualche località turistica. Compresa l’origine delle spider, adesso è il momento di scoprire come avvenne il passaggio dai veicoli ippotrainati a quelli spinti da un motore endotermico.

Le spyder nella storia: poi automobili

Come spesso accade nella storia dell’automobilismo, centro nevralgico delle innovazioni tecnologiche è, e spesso continua a essere, l’Italia. Probabilmente, a cercare negli almanacchi automobilistici si troverà qualche altra automobile che, almeno vagamente, ricordava le carrozze spyder. Del resto, proprio la semplicità di questa carrozza si prestava al passaggio dai cavalli ai cavalli vapore. Se però dovessimo individuare con assoluta certezza la prima automobile che rivendico, sin dal nome, l’ispirazione alle spider, dovremmo rivolgerci in casa Alfa Romeo. Fu qui, nel 1928, che i tecnici della casa milanese denominarono una delle proprie vetture Alfa Romeo 6C 1500 Sport Spider.

Questa, comunque, non fu l’unica casa italiana e non a guardare verso questa conformazione con particolare interesse. Altre case, come la Lancia e la Fiat, realizzarono i propri modelli spider, ispirando un’intera generazione di vetture che contribuirono a creare il mito della dolce vita italiana. Una moda che si diffuse anche al di fuori dei confini della penisola, fino ad arrivare nel 1953 in Germania. Qui, dove operava già da tempo la Porsche, si realizzò un’automobile che doveva essere un tributo a un altro italiano: Pietro Dusio. Il pilota, amico di Ferdinand Porsche, aveva aiutato questi a scampare alle carceri francesi e per questi la casa decise di dedicargli il nome di una delle automobili più celebri al mondo, legandola a una delle automobili con cui aveva corso, la Cisitalia 202 Spyder Mille Miglia.

Ancora oggi, la casa di Stoccarda dedica a questa particolare conformazione alcune delle sue automobili. Un esempio? La Porsche 718 Spyder, che, con il suo motore sei cilindri da 3.995 cm3, è in grado di scatenare una potenza massima di 420 CV e una coppia massima di 430 Nm. Sufficienti per raggiungere i 301 km/h e soddisfare chiunque voglia regalarsi una gita fuoriporta, ispirandosi agli uomini dell’Ottocento.

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