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Endurance, quando la resistenza è più importante di tutto

Uno dopo l’altro, i giri di quella pista – quella maledetta pista – passano senza sosta. Il traguardo, se mai acquisirà questo “titolo” si sussegue monotono. Una, due, cento, mille volte. Il numero di giri, nella testa di un pilota durante le gare di endurance, è un valore relativo. C’è un solo numero che conta: è quello del tempo, che scorre con inesorabile lentezza quando vorremmo volasse e viceversa quando invece vorremmo arrestarlo. Forse è anche questo il fascino di una gara di endurance: la Mille Miglia, la 24 Ore di Le Mans, la 12 Ore di Sebring, la 24 Ore di Daytona e tutte le altre hanno costantemente esercitato un ascendente incredibile sul pubblico, sui piloti e, dunque, sulle case automobilistiche. Tra queste ultime, naturalmente, anche la Porsche, che può vantare una gloriosa storia nell’ambito delle gare automobilistiche di resistenza. Presentiamo le gare di endurance, i tracciati più evocativi e gli incredibili risultati che la casa di Stoccarda ha raggiunto in questo ambito.

Gare di endurance, dove Porsche resta regina incontrastata

La caratteristica principale delle gare di endurance è abbastanza evidente: percorrere più chilometri di tutti, in un lasso di tempo più o meno lungo. Non importa che siano sei, dodici o ventiquattro i giri della lancetta dei minuti. Ciò che conta è che alla fine tutte le altre automobili si siano fermate un po’ prima. Una tradizione antica, legata ai tempi in cui l’affidabilità di un veicolo valeva poco meno di un Padre Nostro. Oggi, come sanno tutti quelli che guidano, le automobili sono veri e propri computer, che restituiscono informazioni anche molto approfondite sullo stato di salute della vettura. C’è stato un tempo in cui, invece, erano i piloti stessi i computer di bordo, capaci di guidare la vettura e, contemporaneamente, capire che cosa non andasse a bordo. Ed è proprio in questo clima che è nato il mito delle gare di durata. Scopriamone la storia, quindi, prima di addentrarci nell’attuale mondo di queste gare.

La storia delle corse di endurance

Non tutti sanno che la storia delle corse di endurance ha un inizio ben preciso: Italia, 1900. Fu in quell’anno, infatti, che nacque la cosiddetta Coppa Florio. Non la Targa Florio, con cui sarebbe stata organizzata a partire dal 1914, ma Coppa per volere del suo fondatore, Vincenzo Florio. Dapprima, la gara si svolse sul circuito Brescia-Cremona-Mantova-Brescia, poi sul tracciato Bologna-Castelfranco Emilia-Sant’Agata Bolognese-San Giovanni in Persiceto-Bologna e, infine con la nascita della Targa, nei pressi di Palermo. È stata questa, coi suoi undici giri della lunghezza di circa 72 chilometri la prima vera gara di endurance. Non l’unica in Italia, però. A partire dal 1927, infatti, un’altra gara di resistenza si fece spazio nella penisola. Si trattava della cosiddetta Mille Miglia. La gara, che si svolgeva lungo le strade d’Italia, ebbe corso dal 1927 al 1957 prima di diventare una gara di regolarità che ancora oggi ha luogo.

Per arrivare alla prima vera gara di endurance, invece, dobbiamo arrivare al 3-4 luglio 1905. In quel giorno, sulla pista ovale di Driving Park, a Columbus Ohio, si tenne la prima 24 Ore. Sul circuito si affrontarono soltanto quattro automobili e la vincitrice, una Pope-Toledo, alla fine percorse 828,5 miglia, circa 1.333 chilometri. La seconda endurance, invece, si tenne a Brooklands in Inghilterra nel 1907. In realtà, questa gara si articolava in due parti della durata di dodici ore ciascuna: la prima, dalle 8 alle 20 e, dopo una notte senza possibilità di fare manutenzione sulle automobili, la seconda parte.

Col passare degli anni, poi, le gare di resistenza hanno raccolto un interesse sempre maggiore. Sia da parte degli spettatori, sempre più affascinati dal mito di piloti e automobili impegnati in una sfida titanica, sia da parte delle case automobilistiche, che nel compiere tale sfida si assicuravano un ottimo ritorno d’immagine. È anche per questo motivo che, nel corso del tempo, sono nate gare di endurance sempre più impegnative e talmente affascinanti da ispirare persino dei film.

Le gare di endurance al giorno d’oggi

Dal 2012, in sostituzione della Intercontinental Le Mans Cup, le gare di endurance sono inquadrate all’interno di uno specifico campionato della Fédération Internationale de l’Automobile (FIA). Si tratta del FIA World Endurance Championship, all’interno del quale sono incasellati alcuni dei circuiti più famosi di sempre: la 1000 Miglia di Sebring, la 6 Ore di Spa-Francoforte, la 24 Ore di Le Mans, la 6 Ore di Monza, la 6 Ore di Fuji e la 8 Ore del Bahrain. A questa, poi, si aggiunge la IMSA SportsCar Championship, che vede i piloti affrontarsi su numerosi circuiti tra cui la 24 Ore di Daytona, la 12 Ore di Sebring, Laguna Seca e molti altri ancora. Proprio tra queste gare si cela il cosiddetto Triple Crown, un titolo immaginario che si aggiudicano i piloti che riescono a imporsi alla 24 Ore di Daytona, la 12 Ore di Sebring e la 24 Ore di Le Mans. I campionati di endurance, comunque, hanno ormai preso piede in ogni angolo del pianeta: oltre all’Europa e all’America, infatti, anche l’Asia si è lanciata in questo ambito sportivo, con l’Asian Le Mans Series.

Tra le gare di endurance, non a tempo, si possono inscrivere anche alcuni rally. La celebre Parigi-Dakar, per esempio, può essere accomunato a una gara di resistenza: nel 2001, per esempio, in piloti percorsero l’incredibile distanza di 10.739 chilometri in 70 ore. Alla Parigi-Città del Capo, l’edizione del 1992 del Rally Dakar, i concorrenti percorsero ben 12.427 chilometri. Il record di percorrenza tra queste gare, tuttavia, spetta alla corsa New York-Parigi, che si tenne nel 1908. In questa occasione, chi arrivò a tagliare il traguardo, percorse ben 16.700 chilometri.

Il rapporto tra Porsche e le gare di endurance

Nella sua lunga storia, Porsche ha sempre dimostrato uno spirito corsaiolo. Lo dimostra, per esempio, la sua partecipazione ai campionati di Formula 1. Non soltanto questi, però. Dove la casa tedesca ha ottenuto i risultati più importanti è stato proprio nelle corse di endurance. Sin dagli albori della sua storia, infatti, la casa di Stoccarda ha sempre partecipato a gare come la Targa Florio e la Mille Miglia, spesso raccogliendo risultati incredibili per una piccola casa automobilistica. Nella gara siciliana, per esempio, in occasione dell’edizione del 1956, la piccola Porsche 550 Spyder riuscì a tagliare il traguardo per prima. Tra il ’60 e il ’64, poi, la casa di impose per tre volte: due volte con la Porsche 718 RSK e una volta con la Porsche 904. Prima della sospensione della corsa, comunque, le auto della cavallina rampante riuscirono a imporre un primato che resero la Targa Florio un regno incontrastato di Porsche. La partecipazione alla Mille Miglia, invece, è stata più modesta: la casa, infatti, si è schierata alla partenza di questa gara solamente tra il 1952 e il 1957. Fu soltanto nel 1954 che Hans Hermann riuscì a ottenere il primo posto nella classifica di categoria, mentre il miglior risultato in classifica generale fu il quinto posto del 1957.

In tempi più recenti, limitandoci alle gare del Triple Crown, Porsche è riuscita a ottenere risultati che l’hanno resa tra le case automobilistiche più vincenti delle gare di endurance. Alla 24 Ore di Le Mans, per esempio, la casa di Stoccarda detiene il record di vittorie: dal 1951, anno della prima partecipazione della casa, Porsche si è imposta ben diciannove volte in tutto sul Circuit de la Sarthe. Alla 12 Ore di Sebring, i risultati della casa non sono stati da meno. Ad oggi, infatti, la cavallina rampante ha ottenuto ben diciotto vittorie. Addirittura sul circuito di Sebring, tra il 1973 al 1988, la casa tedesca ha ottenuto un incredibile record di vittorie consecutive: ben tredici, che ancora una volta hanno eletto Porsche a regina di Sebring. L’ultima delle gare di endurance del Triple Crown è la 24 Ore di Daytona, dove pure la cavallina è transitata spesso sotto alla bandiera a scacchi da prima. Nei sessant’anni di storia di questa competizione, infatti, la casa ha ottenuto diciotto successi, se si considerano soltanto le partecipazioni con proprie automobili. Più lunga, pari a ventidue vittorie, è la striscia positiva se si considerano anche le partecipazioni come fornitore di propulsori.

 

In ogni caso, questa lunga sequela di successi è la dimostrazione del grande impegno della casa nelle gare di endurance, che prosegue ancora oggi e che forse non finirà mai.

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