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La Porsche Panamericana, l’altra faccia della Carrera

L’influenza che la Carrera Panamericana, la competizione motoristica che si è svolta tra il 1950 e il 1954 in Messico, ha avuto su Porsche è nota a tutti. Per i pochi che ancora non conoscono questa storia, basti sapere che lo stesso nome di Porsche Carrera, attribuito ad alcuni modelli della casa, è dedicato proprio a questa competizione così affascinante. Questo, tuttavia, non è stato l’unico tributo che la casa di Stoccarda ha voluto offrire alla storica corsa. La Porsche Panamericana, infatti, è stata in qualche modo l’altra faccia della Carrera: una Porsche 911, completamente trasformata rispetto all’originale, realizzata come regalo all’allora ottantenne Ferry Porsche. Scopriamo questa automobile, unica nel suo genere.

Una 911 fuori dagli schemi: la Porsche Panamericana

Quando nel 1989 Ferry Porsche, nato nel 1909, si apprestava a compiere ottant’anni, la casa automobilistica fondata dal padre Ferdinand Porsche pensò bene di fargli un regalo inatteso. L’idea di base era quella di realizzare un’automobile che potesse adattarsi a percorrere tutti i tipi di terreno. Quelli, sebbene la casa nella sua storia abbia prodotto numerosi “veicoli strani”, erano anni in cui Porsche ancora non aveva neanche pensato di produrre mezzi per il fuoristrada, come potrebbe essere la Porsche Cayenne. Con questa idea, il team formato da capo del design Harm Lagaay, dal direttore tecnico Ulrich Bez e da numerosi altri protagonisti della storia di Porsche, si mise all’opera per realizzare il regalo di compleanno di Ferry Porsche. Scopriamo adesso quali furono le caratteristiche che il gruppo di lavoro diede alla Porsche Panamericana.

L’automobile di partenza: una Porsche 964 Carrera 4

L’automobile scelta per realizzare il progetto era, di fatto, una Porsche 964. Affinché la Panamericana Porsche fosse in grado di muoversi su tutti i terreni, ovviamente, si scelse la versione Carrera 4: questa, dotata di quattro ruote motrici, era in grado di muoversi con agilità anche sui terreni più sdrucciolevoli. Inoltre, la 964 Carrera 4 presentava numerosi altri vantaggi: oltre a un peso ridotto, dovuto principalmente a una carrozzeria in plastica e fibra di carbonio, l’automobile montava anche un motore sei cilindri da 3,6 litri, capace di una potenza massima di 256 CV, e una velocità di punta di 260 km/h. Numeri che, di per sé, erano già sufficienti per spingere la Porsche Panamericana sia in strada che in pista. L’obiettivo di Lagaay e Bez, tuttavia, era ben oltre queste caratteristiche.

Le caratteristiche della Porsche Panamericana

L’aspetto che più colpisce chi guarda la Porsche Panamericana è sicuramente la linea. Del resto, il design di questa vettura apparentemente rompe qualsiasi canone della storia della casa. Eppure, Harm Lagaay, che ovviamente si occupò del disegno della vettura, introdusse alcuni degli elementi che poi sarebbero stati ripresi a bordo della Porsche 992. Evidente, per esempio, è la fascia posteriore che ingloba la fanaleria, ma anche i fari tondi anteriori, di dimensioni più piccole rispetto al passato.

Ciò che colpisce maggiormente, comunque, è il profondo scavo effettuato lungo le pance e sui passaruota. Questa scelta aveva due ragioni: la prima di natura aerodinamica, poiché in questo modo era possibile raggiungere un coefficiente di penetrazione di 0,30; la seconda strutturale: così facendo, infatti, era possibile montare pneumatici e cerchi maggiorati necessari per le percorrenze in fuoristrada. Interessanti, a tal proposito, sono i cerchi utilizzati a bordo della Panamericana: i diciotto pollici su cui poggia l’automobile, infatti, sono stati appositamente progettati da Porsche e prodotti da Speedline. Essi mostrano un disegno originale, con sei razze sovrapposte, che favoriscono la sensazione di versatilità dell’automobile.

Altro dettaglio affascinante della Panamericana Porsche è il tettuccio. Anche qui fu fatto un lavoro aerodinamico importante, abbassando la linea del tetto e rendendola ancora più aerodinamica. Il tettuccio, peraltro, era rimovibile in varie modalità. Ciò consentiva di trasformare rapidamente la vettura in una Porsche Targa, in una cabriolet oppure in una Coupé, ampliando ulteriormente la versatilità dell’automobile.

Il regalo di Ferry Porsche: che cosa ne è stato?

Difficile sapere se la sorpresa, alla fine, ebbe successo. Dal poco che si sa rispetto alla Porsche Panamericana è che la vettura fu molto apprezzata dal festeggiato, che addirittura pensò di avviarne una piccola produzione. Com’è noto, però, non se ne fece alcunché, visto che la Panamericana non è mai entrata nel listino di Porsche. Alla base di questa scelta, a quanto pare, vi furono le difficili condizioni finanziarie in cui versava all’epoca Porsche. Ciononostante, a quanto pare, furono prodotti mille modellini in scala 1/43 della vettura, che furono consegnati ai dipendenti della Porsche. Qualcuno di questi, ancora oggi, è in vendita in rete. La vettura originale, invece, è oggi visibile a Porsche Museum di Stoccarda, ma, a quanto pare, un’esemplare farebbe anche parte della collezione personale della famiglia Porsche.

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