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Porsche 718 RSK

Porsche 718 RSK, la Porsche più versatile di sempre

Prendete un’automobile degli anni Cinquanta. Montate un motore da 1,5 litri. Portatela a correre in Formula 1, a Sebring, alla Targa Florio, a Le Mans e ovunque raccogliete buoni risultati, anche contro avversari evidentemente più forti. Dite che una macchina così non esiste? Ebbene vi sbagliate. Come avranno già capito i più esperti della storia di Porsche, l’automobile di cui parleremo oggi è la mitica Porsche 718 RSK. Un’automobile capace di trionfare su molti circuiti, come vedremo, nonostante doti non eccezionali. Conosciamola meglio.

Porsche 718 RSK, l’evoluzione della Giant Killer

Nel 1957, la casa di Stoccarda presenta una nuova evoluzione della Porsche 550A, la conosciuta e temuta Giant Killer. Il nuovo modello viene denominato Porsche 718, anzi, per la precisione, Porsche 718 RSK. La nomenclatura non è casuale: RS sta per RennSport, ossia da corsa, mentre la K rappresentava la forma caratteristica delle sospensioni a barra di torsione che la 718 montava. L’automobile, rispetto alla sua predecessora, era stata dotata infatti di una nuova soluzione di sospensioni al posteriore, più raffinate rispetto a quella precedente. Anche sotto il cofano motore, in posizione centrale, batteva un nuovo propulsore, che in realtà era già stato visto a bordo della 550. Si trattava del Typ 547/3: un motore Boxer a quattro cilindri e doppio albero a camme, progettato da Ernst Fuhrmann, con una cilindrata di 1,5 litri e una potenza di 144 CV. Da qui iniziò la mitologica carriera della 718 Porsche.

Porsche 718: i primi passi della neonata

Il debutto della Porsche 718 arriva su un terreno ostico: il 22 giugno 1957, infatti, l’automobile viene schierata sul nastro di partenza della 24 Ore di Le Mans. Al volante siedono il tedesco Edgar Barth e l’italiano Umberto Maglioli. Il successo, però, è ancora lontano.

Bisogna attendere l’anno successivo per assistere alle prime vittorie. La Porsche 718 RSK, infatti, prende parte, con lo statunitense Harry Schell e il tedesco Wolfgang Seidel, alla 12 Ore di Sebring dove viene raccolto un ottimo terzo posto. Di prestigio è anche il secondo posto ottenuto alla Targa Florio dal francese Jean Behra e l’italiano Giorgio Scarlatti. Alla 3 Ore di Rouen, ancora una volta col francese Behra, arriva invece la prima vittoria con la Porsche 718. È l’inizio di un percorso che si chiude nel 1959 con un incoraggiante terzo posto alla 12 Ore di Sebring con il pilota svedese Jo Bonnier e il tedesco Wolfgang von Trips. Ed è proprio con quest’ultimo che la 718 farà il salto di qualità.

La Porsche 718 RSK sbarca in Formula 1

Già nel 1958, la casa tedesca aveva modificato la Porsche 718 RSK affinché potesse prendere parte al campionato di Formula 2. La Porsche 718 Mittellenker, come fu chiamata questa versione a sterzo, sedile e comandi centrali, fu l’unica automobile in gara con le ruote coperte. Con questa versione, ancora una volta il pilota francese Jean Behra raggiunse il trionfo a Reims, mentre il pilota Edgar Barth si classificò sesto assoluto, e secondo di classe, al Gran Premio di Germania, sul circuito del Nürburgring. Il primo successo di categoria, invece, fu ottenuto al Gran Premio di Berlino con il pilota Masten Gregory.

Al contrario, l’anno successivo la casa decise di modificare la Porsche 718, rendendola finalmente a ruote scoperte, affinché potesse partecipare sia al campionato di Formula 1 che a quello di Formula 2. L’automobile così modificata, che prese il nome di Porsche 718/2, montava un motore da 1,5 litri di cilindrata, perché i regolamenti allora prevedevano questo limite. L’esordio nella categoria regina si ebbe il 10 maggio 1959, nel Gran Premio di Monte Carlo. Guidata dal pilota Wolfgang Von Trips, la 718/2 si qualificò al dodicesimo posto, ma al secondo giro della gara dovette fermarsi.

Il successo della Porsche 718 RS 60

Forti dell’esperienza acquisita in questi anni, e in virtù dei nuovi regolamenti imposti della Federazione Internazionale, nel 1960 i tecnici di Porsche lavorarono per rendere la Porsche 718 ancora più competitiva. Nacque così la Porsche 718 RS 60, confermata, al netto di poche modifiche, anche l’anno successivo con la Porsche 718 RS 61. La carrozzeria dell’automobile fu sottoposta a nuovi ritocchi aerodinamici, che riguardavano il parabrezza ma anche il cofano motore al fine di ospitare il nuovo motore, il Typ 547/3. Questo rispondeva alle nuove norme del circus, che consentivano di montare motori da 1,6 litri di cilindrata, con una potenza di 163 CV. Inoltre, al fine di sostenere il nuovo motore, l’automobile venne dotata di una nuova sospensione posteriore.

Fu con la 718 RS 60 che arrivarono i primi veri successi. All’edizione del 1960 della 12 Ore di Sebring, la vettura guidata da Hans Herrmann e Olivier Gendebien si impose in vetta alla classifica. Fu il primo successo della casa tedesca in una gara di endurance statunitense. Nello stesso anno, la Porsche 718, guidata ancora una volta da Hans Herrmann, si impose anche nella Targa Florio. Lo stesso pilota, classificandosi sesto al Gran Premio d’Italia, ottiene anche i primi punti iridati nel campionato di Formula 1.

Grazie a questa versione, Porsche fu anche in grado di difendere, per il terzo anno consecutivo, il Campionato Europeo di arrampicata su collina. Cosa che, peraltro, avvenne anche l’anno successivo. Con la Porsche 718 RS 61, inoltre, il marchio riesce a classificarsi al terzo posto nel Mondiale Costruttori e al quarto posto nel Mondiale Piloti, con lo statunitense Dan Gurney che si piazza secondo al Gran Premio di Francia, in quello d’Italia e in quello degli Stati Uniti d’America.

La Porsche 718 W-RS, la più estrema delle 718

Nel 1961, contestualmente con la RS 61, la casa di Stoccarda sviluppa anche la Porsche 718 W-RS. Quest’automobile, inizialmente, monta un motore a quattro cilindri. Poco dopo, però, viene equipaggiata con il motore otto cilindri Typ 771 da 2 litri di cilindrata, raffreddato ad aria, e capace di esprimere una potenza di 245 CV. Fu con questa versione che Herrmann e Graham Hill si classificarono terzi alla 1.000 chilometri del Nürburgring.

Questa è la storia della Porsche 718, che oggi ritroviamo nei più recenti modelli di Porsche 718 Spyder, Boxster, Caymar, GTS, GT4 e T. Una curiosità: sapete perché Porsche, a distanza di tanti anni ha ripreso questa numerazioni? Perché proprio come allora, le nuove Porsche 718 hanno un’architettura che prevede il propulsore a quattro cilindri montato in posizione centrale.

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