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Ferdinand Porsche

Ferdinand Porsche, la vita del genio di Stoccarda

Di fronte a una Porsche dei giorni nostri, il cuore batte forte per la linea filante, il motore potente, il fascino che sprigiona. Dinanzi a tanta bellezza, spesso, dimentichiamo che si cela l’ingegno e la fantasia di uomini che hanno segnato la storia dell’automobilismo. Primo fra tutti, quando si parla di Porsche, è il capostipite: Ferdinand Porsche. Un ingegnere, un imprenditore, ma, soprattutto, Porsche fu quello che oggi definiamo un genio. Il genio di Stoccarda.

Ferdinand Porsche, la storia del fondatore della Porsche

La vita di uomini come Ferdinand Porsche, al pari di altri uomini di successo, è costellata di numerosi episodi. Storie che, spesso, finiscono per essere rielaborate, fino a diventare vere e proprie leggende. Anche senza queste, però, la vita di Porsche resta leggendaria per la capacità di innovare, in un settore praticamente vergine.

Le origini del mito: nasce Ferdinand Porsche

La storia di Ferdinand Porsche inizia in un piccolo paese della Boemia, precisamente nel villaggio di Maffersdorf, che oggi prende il nome di Vratislavice nad Nisou. Quando Porsche nacque, il 3 settembre 1875, il piccolo paese era ancora parte dell’Impero austro-ungarico.

Terzo figlio di Anna Ehrlich e Anton Porsche, il padre in particolare era un mastro lattoniere, proprietario dell’omonima officina di lattoneria. Questa doveva essere la professione del figlio maggiore dei Posche, Antonius Ferdinandus, il quale però morì in un incidente sul lavoro. La staffetta, quindi, passò proprio a Ferdinand Porsche. Così, dopo aver frequentato la scuola professionale Staatsgewerbeschule, nel 1889 Ferdinand iniziò il proprio apprendistato presso l’azienda paterna. Quella della lattoneria, però, non rappresentava la vera passione del giovane Porsche.

La scoperta dell’elettricità: Porsche muove i primi passi

Proprio in quegli anni, nellr vicinanze dell’azienda familiare sorgeva lo stabilimento tessile Ginzekey. Si trattava di una fabbrica moderna, fra le più importanti della Boemia, che produceva coperte e tappeti. Non era la tessitura, tuttavia, ad affascinare Porsche. Bensì, i 250 telai meccanici e l’elettricità di cui, primo degli edifici di Maffersdorf, l’azienda era dotata. Quella dell’elettricità, in breve, diventò la passione di Ferdinand Porsche che iniziò a condurre anche dei piccoli esperimenti nella soffitta di casa. Il padre, tuttavia, non vedeva di buon occhio quelle iniziative, che giudicava come banali perdite di tempo. Solamente grazie all’intercessione della madre, Ferdinand poté iniziare a frequentare i corsi serali di elettrotecnica, presso la scuola professionale regio-imperiale K.u.K. Staatsgewerbeschule.

È grazie al bagaglio tecnico e teorico che acquisì in quel periodo, che Ferdinand Porsche riuscì a elettrificare l’abitazione paterna. Era il 1893 e casa Porsche diventò il secondo edificio di Maffersdorf, dopo la fabbrica tessile di Ginzkey, a essere dotato di elettricità.

Alla conquista di Vienna: Ferdinand Porsche incontra l’automobile

Quello stesso anno Ferdinand Porsche decise di trasferirsi a Vienna, lasciando l’azienda paterna nelle mani del fratello minore Oskar. Nella capitale della Belle Époque, Porsche mise a frutto tutte le sue conoscenze di elettricità. La fame di conoscenza, durante questo periodo, lo spinse anche a frequentare le lezioni della locale università, dove però non conseguì mai un titolo di istruzione superiore.

Nel contempo, grazie alle proprie competenze, il giovane Porsche riuscì a essere assunto presso la Béla Egger Electrical Company per cinque anni. Durante questo periodo, Porsche progettò il suo primo motore elettrico a mozzo, cioè un motore installato direttamente sul mozzo della ruota, che gli servirà in futuro. In seguito a questa esperienza, nel 1898, riuscì a farsi assumere presso la K.u.K-Hofwagenfabrik Jakob Lohner & Co., azienda che si occupava della produzione di carrozze per l’imperatore austriaco e per la maggior parte dei monarchi europei. È qui che Ferdinand Porsche entrò, per la prima volta in contatto con le automobili. Già nel 1896, infatti, l’ingegnere Ludwig Lohner aveva iniziato la produzione di veicoli a motore.

La collaborazione tra Porsche e Lohner fu inaugurata, nello stesso anno, con la cosiddetta Lohner-Porsche 1. Si trattava di una carrozza di legno, che, anziché essere trainata dai cavalli, era spinta da un motore elettrico a mozzo. Il primo passo verso la nascita della Porsche, ormai, era compiuto. La strada da percorrere, tuttavia, era ancora lunga.

La prima vera Porsche: la presentazione ufficiale all’Esposizione mondiale di Parigi

Dopo questa prima esperienza, infatti, Porsche e Lohner perfezionarono ancora il suo progetto. L’automobile, infatti, fu dotata di altri due motori elettrici e di due motori monocilindrici, che avevano il compito di ricaricare le batterie durante il viaggio. Grazie a questa soluzione, l’automobile era capace di un’autonomia di circa 200 chilometri: un vero record per l’epoca.

Così, in un certo senso, fu realizzata la prima Porsche elettrica, nonché la prima automobile a trazione integrale. Con il nome di Semper Vivus questa configurazione fu presentata all’Esposizione Universale di Parigi. La strada verso la fondazione della casa automobilistica di Porsche, tuttavia, era ancora lunga. Dapprima, nel 1906, Porsche passò alla Austro-Daimler, dove fu nominato Direttore tecnico. In questa veste progettò diverse automobili da gara, che riuscirono a raggiungere la velocità record per l’epoca di 140 km/h. Si avvicinano gli anni della guerra e, in questo periodo, Ferdinand Porsche progettò anche motori aeronautici.

Nel 1922, quando ormai Porsche era già stato nominato Direttore generale della Austro-Daimler, una sua automobile da competizione, la Sasha, vinse la Targa Florio. Fu il primo successo sportivo di un’automobile progettata da Porsche, dal quale poi presero il nome le famigerate Porsche Targa.

La nascita dello studio di progettazione Porsche

Nel 1923, dopo essere stato assunto come Direttore tecnico della Daimler-Motoren-Gesellschaft di Stoccarda, a Porsche fu conferita la laurea honoris causa dalla Technische Hochscule. Fu il coronamento di una vita dedita allo studio e alla progettazione, ma non fu che un passaggio per l’ormai ingegnere Porsche.

Dopo un passaggio come Direttore tecnico alla Steyr-Werke AG, dove costruì un otto cilindri da 100 CV, nel 1931 Porsche decise di compiere il grande salto: fondò così a Stoccarda lo studio di progettazione e ingegneria Dr. Ing. h.c. F. Porsche GmbH, Konstruktion und Beratug für Motoren- und Fahrzeugbau. La sede centrale fu installata a Stoccarda, precisamente alla Kronenstrasse, 24 della città. Era il nucleo primordiale della Porsche come la conosciamo oggigiorno.

Porsche, la Seconda Guerra Mondiale e il Maggiolone

All’inizio, nella ditta di Porsche trovarono occupazione circa venti operai, tra cui il figlio Ferry Porsche. Quelli, però, erano purtroppo gli anni che precedevano la Seconda Guerra Mondiale, con l’ascesa del regime nazista. Anche Porsche finì per restarne invischiato: nel 1938, lo studio fu incaricato da Adolf Hitler di realizzare la cosiddetta auto del popolo, la Volks Wagen. Nacque così, all’interno dello studio di progettazione di Porsche, la Typ 1, meglio conosciuta come Maggiolino. Bisogna attendere l’anno seguente, tuttavia, per assistere alla progettazione della prima vera Porsche, la Porsche Type 64.

Nel frattempo, l’orrore della guerra finì per coinvolgere anche l’azienda di Porsche, che iniziò la progettazione di carri armati. È il caso del Panzerjäger Tiger (P) Elefant, chiamato in onore di Porsche anche Ferdinand. Anche la produzione automobilistica di Porsche virò decisamente nella direzione dello sforzo bellico. Fu il caso del Maggiolone, che si trasformò nella Kübelwagen, l’automobile militare più diffusa della Seconda Guerra Mondiale.

La cattura, la prigionia e la morte

Nel 1945, grazie a uno stratagemma, i militari francesi riuscirono a catturare Ferdinand Porsche col probabile intento di sfruttarne l’ingegno per l’industria automobilistica francese. In Francia, l’ingegnere scontò venti mesi di prigionia, fino a quando il pilota automobilistico Piero Dusio pagò la cauzione. Una volta tornato in libertà, nel giugno del 1948, Porsche fondò nuovamente la propria azienda presso una vecchia segheria. Qui iniziò la produzione artigianale delle prime Porsche 356.

Fiaccato dalla prigionia, ormai ultrasettantenne, Porsche si spense il 30 gennaio del 1951 a Stoccarda, dove nel frattempo si era trasferita l’azienda, che fu così ereditata dal figlio Ferry.

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