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1000 km monza

La 1000 km di Monza, l’endurance in salsa italiana

L’Italia, si sa, non è seconda a nessuno quando si parla di motori e di automobilismo. Lo dimostrano le decine di marchi di successo, ma ne parla anche la recente storia di alcune delle competizioni più emozionanti al mondo: la Mille Miglia, la Targa Florio e molte altre ancora. Fra queste, non può non essere annoverata la 1000 km di Monza. Una gara di endurance emozionante, con una storia gloriosa, che merita di essere raccontata.

La gara italiana di durata: la 1000 km di Monza

Nell’ambito del Campionato del mondo sportprototipi, la prima edizione della 1000 chilometri di Monza è stata disputata il 25 aprile 1969. Una follia su asfalto, originariamente lunga 10,1 chilometri, che impegnava i piloti in un massacrante tour de force lungo nella migliore delle ipotesi quasi cinque ore. Difficile come poteva essere guidare un’automobile degli anni Sessanta e da incoscienti per le velocità elevate che si raggiungevano, specialmente nei pressi delle sopraelevate. Talmente tanto che, dopo l’incidente del 1961 che coinvolse il pilota Wolfgang von Trips (peraltro, pilota Porsche nel 1959), la Formula 1 decise di abbandonare la versione lunga del circuito. Questa, però, è un’altra storia. Vediamo quella che riguarda direttamente la 1000 km di Monza.

La storia della 1000 km di Monza

La storia della 1000 km di Monza è degna di uno sceneggiato RAI, in prima serata. Siamo negli anni Sessanta, nel bel mezzo del boom economico che vide l’Italia risorgere dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale. A Milano sta ormai concludendo la sua carriera alla guida dell’ACI Milano il presidente Luigi Bertett, che dal 1965 al 1969 avrebbe guidato anche l’Automobile Club Italia. Bertett, tuttavia, è molto più: a egli, per quattro decenni era affidata anche la guida dell’Autodromo nazionale di Monza.

Fu in questa duplice veste che Bertett affidò a Romolo Tavoni, ex direttore sportivo della Ferrari, il compito di organizzare delle manifestazioni che fossero in grado di richiamare il grande pubblico. La sfida di Tavoni ebbe inizio nell’inverno del 1965: con la fine della Mille Miglia, dopo la tragedia di Guidizzolo, l’Italia di fatto non aveva più una competizione di valore mondiale dedicata alle vetture a ruote coperte. L’idea di Tavoni, anche in collaborazione con il giornalista della Gazzetta dello Sport, Giovanni Canestrini, era quella di “ereditare” il nome della storica gara endurance italiana. Una sfida per niente semplice, tenuto presente che il marchio della gara apparteneva alla città di Brescia. Tavoni e Canestrini tentarono anche la sortita ma non fu fruttuosa.

A trovare la soluzione, quindi, fu proprio Bertett. Poiché non era possibile adottare il nome Mille Miglia, si optò per 1000 km di Monza e si decise che la gara avrebbe avuto inizio il 25 aprile, proprio nella giornata della Liberazione d’Italia. Un omaggio, evidentemente, anche al suo passato nella Resistenza. Il problema, tuttavia, restava quello di base: attirare il grande pubblico. Per questa ragione, Bertett si incaricò di telefonare a Ferrari e Maserati, che assicurarono la propria partecipazione. Tavoni, invece, si mise in viaggio per raggiungere i circuiti dove si stavano svolgendo le gare. Prima a Goodwood, poi alla 24 Ore di Le Mans, l’organizzatore riuscì ad assicurarsi la partecipazione di ventidue equipaggi. Era nata la mille chilometri di Monza. Vediamo ora come si articolava il circuito.

Il tracciato della 1000 km di Monza

Sin dal 1963, sul circuito di Monza si disputava il Campionato Internazionale delle Granturismo. Per questa competizione si era optato per la formula a tempo, con un limite di tre ore. Il tracciato era nella sua versione completa, che comprendeva anche il circuito di alta velocità. Questa scelta fu ereditata anche dalla 1000 km di Monza, dove però fu chiara l’esigenza di rallentare le automobili. Per questa ragione, sin dalla prima edizione si decise di realizzare delle chicane con delle balle di fieno disposte all’entrata della sopraelevata sud. L’anno dopo il debutto furono realizzate due varianti in corrispondenza dell’ingresso alla parte inclinata del circuito.

In questa configurazione, la 1000 chilometri di Monza proseguì fino al 1969. L’anno successivo, invece, l’organizzazione decise di seguire la decisione della Formula 1. In realtà, si trattò di una scelta pressoché obbligata: alcuni piloni delle sopraelevate, infatti, iniziarono a manifestare segni di cedimento per cui non era più possibile garantire le necessarie condizioni di sicurezza ai piloti. Per questo motivo, a partire dal 1970 si optò per il circuito lungo 5,8 chilometri. Questa è la configurazione utilizzata ancora adesso, anche dopo la sospensione per mancanza di interesse da parte del grande pubblico.

L’almanacco della 1000 km di Monza

Quella della 1000 km di Monza è una storia lunga e ricca di avvenimenti. Sono pochi, infatti, gli anni in cui la competizione non si è disputata e mai prima del 1989. Una cavalcata lunghissima, che ha visto piloti e marche alternarsi sul podio più alto del circuito brianzolo. Inutile dire che, in terra italica il dominio appartiene sì a un cavallino, ma non è quello di Stoccarda. Qui, comunque, la Porsche ha saputo farsi sempre valere. Sin dal 1964, quando a Monza si disputava ancora una gara di durata a tempo: nelle tre ore previste, infatti, Rob Slotemaker e Ben Pon portarono la loro Porsche 904 GTS a tagliare il traguardo per prima.

Dall’avvento della Mille chilometri di Monza, invece, Ferrari ha saputo imporsi fin da subito. Dal 1965 al 1967, infatti, sono state le automobili del Drake a imporsi sul resto dello schieramento. Solamente nel 1968, la Ford GT40 ruppe questo dominio altrimenti incontrastato. Anche Porsche, prima dell’abbandono del circuito da 10,1 chilometri, lasciò il segno: la Porsche 908LH, condotta da Jo Siffert e Brian Redman, si impose nel 1969, ultimo anno prima dell’introduzione del tracciato da 5,8 chilometri.

La riduzione della pista, tuttavia, non fece male a Porsche. Anzi, con la Porsche 917K guidata dal compianto Pedro Rodríguez, una volta affiancato da Leo Kinnunen e una volta da Jackie Oliver, la casa di Stoccarda si impose ancora nel 1970 e nel 1971. Nei quattro anni successivi, la questione tornò in mano a Ferrari, fino al suo ritiro, e all’Alfa Romeo, che si impose nel 1974 e nel 1975. L’anno successivo la formula cambiò nuovamente: dalla 1000 chilometri si tornò a una gara di durata a tempo. Nelle quattro ore messe a disposizione dei corridori, la Porsche 936 guidata da Jochen Mass e Jacky Ickx tagliò il traguardo per prima. Il successo fu replicato anche nel 1978, quando nell’ambito del Campionato Europeo Sport 2000 si disputò una 320 chilometri. In quel caso fu la Porsche 908/3 a imporsi tutti gli altri.

Il ritorno alla 1000 km di Monza si celebrò nel 1979, quando fu la Lola T286-Ford a vincere. Fu solo un passaggio, seguito dalla De Cadenet-Ford nel 1980. Nel 1981, invece, la Porsche 935 K3 tornò a trionfare e la casa di Stoccarda tornò a vincere ancora nel 183 e nel 1984 con la Porsche 956, nel 1985 e nel 1986 con la Porsche 962C.

Negli anni a seguire la gara ha perso di interesse. Solo recentemente, nel 2001 si è tornata a disputare una gara da 1000 chilometri sul circuito di Monza. Dal 2021, invece, la gara è diventata una 6 Ore, che si è regolarmente svolta anche nel 2022.

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