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Porsche 919 Hybrid, la Porsche elettrica più vincente di sempre

È notizia di pochi giorni fa che, durante un’asta di Porsche, sarà possibile acquistare una Porsche 919 Hybrid, la protagonista di diverse 24 Ore di Le Mans, che tuttavia non potrà essere guidata. La Porsche 919 in oggetto, infatti, è una delle tredici showcar che, nel 2014, furono costruite da Porsche per scopi promozionali. Ciononostante, la 919 Hybrid rappresenta indubbiamente un capitolo importante nella storia di Porsche e, nello specifico, nella storia delle competizioni della casa di Stoccarda. Se non conoscete la storia di questo prototipo, allora, mettetevi comodi, allacciate le cinture di sicurezza perché ne scoprirete di bellissime.

Porsche 919 Hybrid, il ritorno alle competizioni

Provate a immaginare di trovarvi sulla pista Nordschleife del Nürburgring. Circa 20,8 chilometri di curve con raggio e pendenza variabili, tra Nürburg e Adena, sulle quali dare libero sfogo all’immaginazione e all’articolazione del piede destro. Inutile chiedere qual è la macchina della quale sentite strillare il motore: indubbiamente una Porsche 919 Hybrid, protagonista di un giro da record assoluto della pista, che resisteva dal 1983. Per chi volesse, è possibile guardare il giro, condotto da Timo Bernhard, on-board:

Ecco è di questo mostro di potenza, tecnica e bellezza che oggi andremo a parlare oggi. Perché Porsche, per chi non lo sapesse, non è soltanto 911, ma c’è molto di più.

Breve storia della Porsche 919 Hybrid

Per comprendere appieno la Porsche 919 Hybrid è necessario fare un piccolo passo indietro. Precisamente fino al 1998, quando la casa di Stoccarda disputò quella che, fino ad allora, era stata l’ultima gara di endurance. In quell’occasione, la cavallina svettava fiera sul cofano della Porsche 911 GT1/98. Anche dal punto di vista dei prototipi, la casa era ferma ormai da tempo con la Porsche RS Spyder LM-P2.

Tredici anni più tardi, nel maggio del 2011, Porsche decise che l’attesa era terminata, che finalmente era ora di tornare a gareggiare nelle competizioni endurance. Per questo, decise di costruire un team basato sulle migliori risorse umane possibili. Il lavoro di sviluppo della nuova automobile fu affidato a Fritz Enzinger, prelevato da BMW, a cui successivamente fu affiancato Alex Hitzinger, già a capo della squadra incaricata di sviluppare i motori Cosworth per la Formula 1. Furono loro, insieme ai circa duecento dipendenti del Centro Motorsport di Flacht, a dare vita al progetto della 919 Hybrid, che prese questo nome proprio con l’obiettivo di sottolineare l’impegno di Porsche per la sostenibilità. I tecnici lavorarono per circa tre anni allo sviluppo dell’automobile, che fu così presentata ufficialmente il 4 marzo 2014 al Salone dell’Automobile di di Ginevra. E fu subito un colpo al cuore per tutti gli amanti del motorsport.

La tecnica della 919 Hybrid

Dietro un’automobile come la Porsche 919 Hybrid non c’è solo il desiderio di competere ad elevati livelli. Piuttosto, c’è la volontà di eccellere in un settore dove la concorrenza è fortissima. Per questo, i tecnici del Centro Motorsport di Flacht lavorarono con abnegazione, introducendo le più moderne tecnologie del momento.

La prima fase di progettazione riguardò il telaio dell’automobile, che doveva peraltro rispondere ai rigidi requisiti del regolamento LMP1 del 2014. Ciò significava che l’automobile poteva essere lunga al massimo 4.650 millimetri, larga da 1.800 a 1.900 millimetri e alta 1.050 millimetri. Valori che i progettisti rispettarono al millimetro con il telaio monoscocca, realizzato in fibra di carbonio composita con pannelli di alluminio a nido d’ape. L’adozione di questi materiali ha consentito di ottenere una rigidità torsionale elevata, senza tuttavia andare ad appesantire la Porsche 919, che alla fine rientrava perfettamente nei limiti imposti di 870 chilogrammi. Per rendere aerodinamicamente efficiente la vettura, poi, i tecnici Porsche, in collaborazione con l’Università di Stoccarda, hanno studiato il comportamento dell’automobile nella galleria del vento per circa 2.000 ore.

Quando si parla di Porsche, oltre al design, è in gioco la credibilità del reparto motoristico. E, nel caso della 919, il lavoro fatto ha consentito di ottenere un vero e proprio mostro di potenza. Come dice il nome stesso dell’automobile, il motore è di natura ibrida: al motore termico, infatti, la Porsche 919 affianca un motore elettrico. Per quanto riguarda il primo, si tratta di un motore quattro cilindri, con cilindrata di 2.000 cm3, a iniezione diretta di carburante e sovralimentato con una turbina Garrett capace di erogare fino a 500 CV. Il secondo, invece, è collocato sull’asse anteriore ed è alimentato da una batteria agli ioni di litio raffreddata a liquido posizionata al fianco del pilota. Per consentire di accumulare l’energia necessaria al suo funzionamento, i tecnici dotarono l’automobile di due sistemi di recupero dell’energia: il sistema ERS-K, che analogamente a quanto avviene in F1 recupera l’energia cinetica in fase di decelerazione, e il sistema ERS-H, basato su una turbina azionata dai gas di scarico della vettura. Inizialmente, il motore elettrico fu in grado di sviluppare una potenza di 250 CV, che divennero poi 400 CV al termine dello sviluppo della vettura.

I risultati della 919 Hybrid Porsche

Come detto, la 919 Hybrid Porsche fu presentata nel marzo del 2014. Quello stesso anno, l’automobile esordì anche nel Campionato del Mondo Endurance FIA (WEC), precisamente sul circuito di Silverstone. Una sei ore, dove Porsche ottiene immediatamente un terzo posto. Risultato seguito dalla pole position sul circuito di Spa, terminato con un quarto posto. Stesso risultato, dopo il ritiro alla 24 Ore di Le Mans, sul circuito di Austin.

In tutto, la Porsche ha corso fino al 2016 per 34 gare del WEC. Questo ha consentito a Porsche di collezionare ben 17 vittorie, 20 pole position e 5 giri veloci. Risultati che hanno portato a Stoccarda complessivamente tre campionati costruttori e tre campionati piloti.

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