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Storia dei motori Porsche: dalle origini alle prime raffreddate ad acqua

I motori Porsche sono certamente una delle gioie per tutti gli appassionati della casa di Stoccarda. Sin dall’inizio della storia di Porsche, e ancor di più oggi, i tecnici di Zuffenhausen si sono sempre impegnati per offrire dei propulsori che fossero in grado di coniugare il piacere di guida alla confortevolezza di marcia. Il motore Porsche è così diventato un vero e proprio simbolo, al punto che la casa ha riscontrato difficoltà nel passaggio fra tecnologie. Prima di entrare nel merito, però, ripercorriamo la storia dei motori Porsche.

Motori Porsche: una storia di aria, acqua e cavalli

La storia dei propulsori Porsche, effettivamente, è una storia di aria, acqua e cavalli. L’aria che, voracemente, i motori succhiano per spingere le automobili di Stoccarda a velocità vertiginose. Ma anche l’aria che i motori Porsche hanno utilizzato, almeno fino a un certo momento, per raffreddarsi quando i piloti spingevano sul pedale dell’acceleratore. Di acqua perché, da un certo momento in poi, il classico motore Porsche raffreddato ad aria si è trasformato per accogliere il raffreddamento ad acqua. Infine, di cavalli perché da sempre i motori Porsche hanno offerto potenza in quantità, sufficiente anche per soddisfare le voglie dei piloti più esigenti.

Le origini dei motori Porsche: il motore Porsche 356

Ripercorrere la storia del motore Porsche significa ripercorrere la storia stessa della casa. Per questo, inevitabilmente, occorre iniziare dal motore della Porsche 356. Nel 1948, come sappiamo, la casa si presentò sul mercato automobilistico con una piccola vettura, dalla linea sinuosa.

E il propulsore? I motori Porsche 356 erano dei “semplici” motori quattro cilindri montati posteriormente. Entrando nel dettaglio, il motore della Porsche, come poi sarebbe stato negli anni a venire, era un motore boxer con raffreddamento ad aria forzato con elettroventola di derivazione Volkswagen. Inizialmente, la cilindrata era di 1.131 cm3, ma nel corso degli anni salì fino ad arrivare a 1.582 cm3. La scelta progettuale del boxer assicurava l’equilibrio di tutti gli organi in movimento e, quindi, un maggiore comfort di guida. Il basamento in lega leggera, le aste e bilancieri bimetalliche e il singolo albero a camme centrale assicurava compattezza e leggerezza. Tutte caratteristiche che consentirono una scelta radicale: montare il propulsore posteriormente, a sbalzo.

Naturalmente, nel corso della storia della 356, il motore ha subito diverse modifiche. Al pari della cilindrata, anche la potenza massima aumentò. In linea di massima, comunque, il motore della 356 riuscì a sviluppare dai 40 CV delle prime versioni fino ai 130 CV delle versioni più potenti, come le Carrera. Nelle versioni tradizionali, comunque, il propulsore riuscì a esprimere fino a 95 CV per una velocità massima dichiarata di 185 km/h e un’accelerazione da 0 a 100 km/h di 11,2 s.

Nascita di un mito: il motore Porsche 911

Per percorrere la storia del motore Porsche 911, probabilmente, non basterebbe un’enciclopedia intera. Del resto, se la storia della Porsche 911 ancora oggi prosegue indisturbata, a distanza di più di cinquant’anni dal debutto dell’automobile, è evidente che di acqua sotto i ponti ne sia passata, e molta. Naturalmente, ripercorrere minuziosamente questa storia non è possibile e, forse, neanche utile. Per questo, ci limiteremo a sottolineare i passaggi più importanti, a cominciare dal suo debutto.

Il primo motore della Porsche 911 per competere fra le Granturismo

Come abbiamo visto, Porsche veniva da un propulsore ancora di derivazione Volkswagen. Neanche le elaborazioni Porsche, ormai, erano più in grado di aggiungere potenza a un’unità di vecchia concezione. Per questo motivo, sin dal principio si avviò lo studio di un propulsore che doveva consentire alla casa di Stoccarda di accedere al prestigioso mercato delle Gran turismo. La scelta, ancora una volta, ricadde su un motore boxer raffreddato ad aria. A differenza del propulsore della 356, però, per il motore della Porsche 911 i tecnici di Zuffenhausen si diressero verso un motore sei cilindri e con cilindrata da 1.991 cm3. Questo motore, alimentato da due carburatori Solex a triplo corpo, era in grado di erogare una potenza massima di 130 CV.

Per contenere i costi, comunque, fu prodotto anche un modello meno prestazionale da 110 CV. Pochi anni più tardi, nel 1966, fu invece prodotta una versione più sportiva, la 911 S, che prevedeva diversi accorgimenti tecnici al propulsore. Il profilo dei pistoni, così come quello delle valvole che furono maggiorate, fu rivisto. Inoltre, il sistema di alimentazione fu aggiornato con carburatori Weber. Questo consentì al nuovo propulsore Porsche di raggiungere la considerevole potenza di 160 CV.

La rivoluzione del motore della 911 negli anni Settanta: più potenza, più versatilità

All’inizio degli anni Settanta, benché rivoluzionaria, la prima versione del motore della 911 era ormai giunta al capolinea. Per questo, la casa di Stoccarda si mise nuovamente al lavoro per accogliere una serie di innovazioni. In primo luogo, pur conservando la versione a carburatori nel proprio listino, i motori delle Porsche 911 accolsero finalmente l’iniezione di carborante, in particolar modo nelle versioni E e nella versione S. In ogni caso, per tutte le versioni, il motore raggiunse dapprima la cilindrata di 2.195 cm3, con potenze che andavano da 125 CV della versione T ai 180 CV della versione S, passando per i 155 CV della versione E, e successivamente a 2.341 cm3, portando la potenza massima a 130 CV per la versione T, 165 CV per la versione E e 190 CV per la versione S. Nel corso degli anni a venire, poi, il propulsore della Porsche 911 è andato acquisendo potenze sempre maggiori: basti pensare che, nel 1974, la cilindrata raggiunse addirittura i 2.994 cm3 e una potenza massima di 230 CV che consentivano di raggiungere la velocità massima di 239 km/h. A questo punto, per fare un ulteriore passo in avanti, era necessario qualcosa di più che una semplice evoluzione del propulsore.

Se siete i fortunati possessori di una Porsche e volete sentire ruggire nuovamente il suo motore come quando era nuovo, non dovete far altro che rivolgervi agli esperti del settore. Noi di Mavment vi suggeriamo Kaa Racing, specializzati nella rigenerazione dei motori Porsche.

Date un turbo a quel motore Porsche: la 911 Turbo

Una volta raggiunti certi livelli, infatti, diventa difficile migliorare ancora se stessi. È necessario trovare quelle risorse altrove, in altri ritrovati tecnologici. È il caso del turbo, che per Porsche ha rappresentato un importante passo in avanti nello sviluppo del proprio propulsore. Nel 1974, infatti, Zuffenhausen allestì una nuova versione arricchita da un turbocompressore per il motore della Porsche 911 Turbo.

Grazie a questo, e ad altri accorgimenti tecnici come il basamento in alluminio e i pistoni in Nikasil – una lega di nichel e silicio utilizzata per ridurre gli attriti -, il motore era in grado di erogare ben 260 CV. Ciononostante, come sanno tutti coloro i quali hanno vissuto l’epoca dei turbo, non era esente da problemi di turbolag. Più tardi, comunque, la cilindrata del motore fu incrementata ulteriormente fino a 3.299 cm3, raggiungendo la potenza di 300 CV.

Con la 911, come detto in principio, si potrebbe proseguire ancora per molto. Per dare il giusto spazio anche agli altri motori Porsche, però, è necessario fare un salto in avanti. E questo è il momento in cui spicchiamo il volo, per arrivare direttamente agli anni Novanta.

Motore Porsche 993, l’ultimo soffio di aria prima del liquido

Di tutte le evoluzioni che i motori Porsche hanno registrato nel corso della loro storia, indubbiamente quella che vede la Porsche 993 al centro è una delle più importanti. D’accordo, stiamo ancora parlando di una 911 e ancora di un motore raffreddato ad aria. Tuttavia, sarà l’ultima volta che Porsche farà uso di questo schema, perché da quel momento in poi l’aria – è proprio il caso di dirlo – sarebbe cambiata per sempre.

Prima dell’arrivo della Porsche 996, e dunque del suo motore Porsche raffreddato a liquido, la 993 rappresentò un lungo addio. Quello ai motori raffreddati ad aria. Per l’occasione, i tecnici di Porsche inventarono un nuovo sistema di aspirazione, il cosiddetto VarioRam, che per la verità fu introdotto solamente nel 1996. Questo, in pratica, consentiva di variare la lunghezza dei collettori di aspirazione a seconda della richiesta di potenza. Ciò consentì al motore della Porsche 993 di raggiungere la potenza di 286 CV. Più in generale, però, i porschisti sono rimasti particolarmente legati a questo motore Porsche proprio perché ha rappresentato l’ultimo a ricalcare l’originaria filosofia di Ferdinand Porsche.

Il primo motore Porsche raffreddato ad acqua: la Porsche 996

Con il motore della Porsche 996, evidentemente, si aprì un nuovo capitolo della storia di Porsche. Per la prima volta, con l’obiettivo di migliorare ulteriormente, la tecnica – fermata dal raggiungimento dell’apice dello sviluppo – in Porsche si decise di abbandonare il raffreddamento ad aria. Il nuovo motore Porsche, pertanto, fu progettato completamente dal nuovo, pur rimanendo fedeli alla concezione del motore boxer a sei cilindri montato a sbalzo posteriormente. Oltre al raffreddamento a liquido, però, furono finalmente introdotte quattro valvole per cilindro, che, insieme alla loro fasatura variabile, consentì di ottenere prestazioni ai vertici di categoria: nonostante una cilindrata di appena 3.387 cm3, infatti, fu possibile ottenere l’erogazione di 296 CV.

Grazie a questa soluzione, negli anni a venire fu più semplice ottenere potenze ancora più elevate. Per esempio, con il motore Porsche 996 GT3, un aspirato da 3.600 cm3, fu possibile ottenere 360 CV, che diventarono 381 CV nella seconda versione. Ben più importante fu l’incremento di cavalleria che si ottenne con il motore della 996 Turbo: grazie al sistema biturbo, infatti, si ottenne una potenza di 420 CV, che diventarono poi 450 CV nella versione Turbo S. Proprio da questa, poi, fu derivata la versione GT2 che in virtù di una potenza di 462 CV, diventati poi 483 CV nella seconda versione, si dimostrò un’automobile piuttosto impegnativa da pilotare.

E con questa abbiamo concluso il primo viaggio attraverso i propulsori Porsche. Una storia fatta di passione, di tecnica, qualche volta di errori, ma anche di grandi successi che hanno reso questa casa automobilistica tra le più importanti di sempre.

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