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Max Hoffman, l’uomo che fece conoscere la Porsche negli USA

Come spesso accade, la storia dei grandi brand si lega indissolubilmente ai nomi di alcuni personaggi che assumono un fascino fortissimo sugli amanti di quegli stessi brand. Non sempre si tratta solo di fondatori del brand. Talvolta, sono i gregari, le seconde file, ad attirare attenzioni. Nel caso di Porsche, oltre al fondatore Ferdinand Porsche e al figlio Ferry Porsche, c’è un altro personaggio che ha saputo attirare su di sé le attenzioni del pubblico: Max Hoffman. Nato a Vienna, Hoffman ha saputo costruire un impero importando automobili negli Stati Uniti d’America e, non di rado, ha contribuito a rendere grandi marchi come quello di Porsche. Conosciamo meglio la sua storia.

Max Hoffman, l’importatore che contribuì a rendere grande Porsche

Maximilian Edwin Hoffman, meglio conosciuto come Max Hoffman, nacque il 12 novembre 1904 a Vienna, in Austria. Il padre, di origine ebrea – dettaglio che, come vedremo, non fu secondario – possedeva un’azienda di macchine per cucire, nella quale il giovane Hoffman muove i primi passi. Al business familiare, poi, affiancò l’attività di pilota automobilistico. Nel corso degli anni Venti, infatti, diventa pilota per la Gofri, una piccola casa automobilistica che produceva veicoli su licenza per la casa automobilistica francese Amilcar. Allo stesso tempo, Hoffman diventò rivenditore delle stesse automobili francesi, avviando così quell’attività che l’avrebbe portato alla corte dei più importanti marchi automobilistici, fra cui la Porsche.

Quando nel 1934 Hoffman decise di ritirarsi dalle competizioni, appena trentenne fondò la Hoffman & Huppert. Inizia così a importare in Austria automobili dei marchi Rolls Royce, Bentley, Delahaye, Talbot e Volvo. La situazione in Austria, specialmente per chi è di origini ebree come Hoffman, però va velocemente peggiorando. Nel 1938, infatti, l’Austria viene inghiottita dalla Germania nazista e, per sfuggire alle persecuzioni, Hoffman ripara prima in Francia e, nel 1941 negli Stati Uniti d’America.

La Seconda Guerra Mondiale è un periodo difficile e, in questi anni, Hoffman si dedica alla produzione di bigiotteria. Nel 1947, però, l’austriaco torna a commerciare automobili. Fonda la Hoffman Motor Company con l’obiettivo di importare automobili europee negli Stati Uniti d’America. Nel 1949, colpito dalla Volkswagen Typ 1, il cosiddetto Maggiolino, inizia a venderlo in America. È durante questo periodo che Hoffman e Ferdinand Porsche, progettista della Typ 1 entrano in contatto per la prima volta. Infatti, nel 1952 Hoffman avvia la commercializzazione delle automobili Porsche.

Il rapporto fra Hoffman e Porsche

Secondo chi lo conosceva, Max Hoffman era il tipo d’uomo che sapeva cosa voleva. Ancor più, era uno che sapeva cosa volevano gli statunitensi in fatto di automobili. Tolto l’errore di abbandonare la Volkswagen, poco prima che il Maggiolino si imponesse sul mercato statunitense, Hoffman non ha mai sbagliato un colpo. Anzi, non era raro che si recasse di persona in Europa per concordare con le case costruttrici le caratteristiche che avrebbero dovuto avere le automobili per il mercato statunitense.

Questo fu ciò che avvenne quando Hoffman fece notare a Ferry Porsche la necessità di un marchio per le sue automobili. Fu proprio l’insistenza dell’importatore austriaco di automobili, convinto dell’importanza di un marchio per il mercato, a spingere Porsche a disegnare il logo che poi sarebbe finito sul cofano di tutte le Porsche.

E fu sempre così, poi, che nacque la Porsche 356 Speedster, la versione statunitense della Porsche 356. Si dice infatti che Hoffman avesse una particolare ammirazione per Porsche e per le sue automobili. Vetture che, fra le altre cose, si stavano facendo notare su tutte le piste su cui gareggiavano. Per questa ragione, nei primi anni Cinquanta Hoffman aveva iniziato a commercializzare la Porsche 356, ma i risultati ottenuti erano stati insufficienti. Gran parte di questo insuccesso era legato al costo della vettura: nel 1952, per portarsi a casa una vettura della casa di Stoccarda, occorrevano ben 4.600 dollari. Troppo per il mercato statunitense, abituato a non superare la soglia psicologica dei tremila dollari. A questo, poi, si aggiungeva un motore da 70 CV, troppo poco potente per gli standard degli automobilisti statunitensi, e una linea anticonvenzionale. Tutti fattori che giocavano a sfavore della 356.

Per questo motivo, Hoffman chiese una versione rivisitata: una roadster spogliate di tutti i dettagli non necessari: nacque così un’automobile a due posti, dagli interni scarni e dal disegno semplificato, con il parabrezza ribassato. L’automobile, ribattezzata Speedster probabilmente dallo stesso Hoffman, fu presentata verso la fine del 1954 a un prezzo assolutamente concorrenziale per il mercato americano. Questo, unito al fatto che gli interventi di semplificazione resero l’auto più leggera, aerodinamicamente efficiente e, quindi, più veloce, determinarono il successo dell’automobile.

Probabilmente, se non fosse stato per l’intervento di Max Hoffman, Porsche non avrebbe mai avuto il suo logo, né avrebbe avuto il successo che oggi gli attribuiamo. Conoscevi questa storia?

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