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Hans Mezger, il padre di tutti i motori Porsche

I personaggi che hanno legato indissolubilmente il loro nome a quello di Porsche, nel corso della storia della casa di Stoccarda, sono stati innumerevoli. Fra i più importanti, certamente, c’è quello quello di Max Hoffman, di cui abbiamo già parlato, ma l’elenco è piuttosto lungo. Quello di cui andremo a parlare oggi, infatti, è solo uno dei tanti nomi della costellazione Porsche: Hans Mezger, colui che è considerato, a tutti gli effetti, il padre di tutti i motori Porsche turbo.

Hans Mezger: dalla 356 alla Formula 1

Una premessa: Hans Mezger, purtroppo, ci ha lasciato il 10 giugno del 2020, all’età di novant’anni. Una perdita per Porsche, certamente, ma soprattutto una perdita per tutto il mondo dell’automobilismo. Sotto la guida di Mezger, che ha diretto la progettazione di numerosi propulsori della casa di Stoccarda, sono stati realizzati alcuni dei motori più performanti di sempre, capaci di erogare potenze superiori ai 1.000 CV. Prima di arrivare a questo punto, però, ripercorriamo la vita di questo personaggio emblematico del mondo Porsche.

I primi anni della vita di Hans Mezger

Hans Mezger nacque il 18 novembre 1929, a Ottmarsheim, nella regione del Baden-Württemberg. Un piccolo villaggio, il suo, a poca distanza da quella Stoccarda, che l’avrebbe visto diventare un motorista fra i più affermati al mondo. Ultimo di cinque figli di una famiglia proprietaria di una locanda, Mezger fin da piccolo era molto attratto dagli aeroplani. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, però, entrò a poco a poco nel mondo delle automobili da corsa. Una passione che lo spinse a proseguire gli studi, accedendo anche alla facoltà di Ingegneria Meccanica dell’Università Tecnica di Stoccarda. Sul finire degli studi effettuò un tirocinio di dodici mesi, che lo portò a conoscere tutte le mansioni dell’industria automobilistica: dalla saldatura all’assemblaggio, passando anche nelle fonderie di ghisa grigia e di alluminio. Fu in questo periodo che Mezger acquistò la sua prima automobile: neanche a dirlo, una Porsche 356.

L’approdo di Mezger alla Porsche

Fu proprio a causa della 356 che Mezger decise di fare domanda per entrare alla Porsche. Terminati gli studi, nella Germania in piena ripresa post-conflitto mondiale, il neo ingegnere ricevette innumerevoli offerte di lavoro. Nessuna, però, giunse da Zuffenhausen. L’amore per quell’automobile acquistata di seconda mano spinse Mezger a fare domanda alla Porsche, che nel 1956 offrì al giovane talento nel reparto sviluppo dei motori Diesel. Durò poco, tuttavia.

Il 1° ottobre di quello stesso anno, forse anche colpiti dal giovane ingegnere, i capi di Porsche trasferirono Mezger nel reparto di calcolo tecnico. Un primo passo nella direzione desiderata dal progettista, ma la vera e propria svolta avvenne nel 1960. Quando, cioè, a Mezger fu affidato lo sviluppo del Typ 547 disegnato da un altro progettista Porsche, Ernst Fuhrmann. Si trattava del motore a quattro alberi a camme che avrebbe dovuto equipaggiare il progetto Porsche in Formula 1. Più tardi fu la volta del Typ 753, un motore otto cilindri da 1,5 litri di cilindrata complessiva, che era capace di erogare 180 CV a 9.200 giri/min. Con questo propulsore, montato sulla 804, Porsche trionfò con Dan Gurney al Gran Premio di Francia. A oggi, questa rappresenta l’unica vittoria di Porsche in Formula 1.

La consacrazione di Hans Mezger con la Porsche 917
porsche film

Forte dell’esperienza maturata in questi anni, Hans Mezger continuò a progettare motori sempre più performanti. Così, quando nel 1965 Ferdinand Piëch fondò un’apposita divisione per le Porsche da competizione, la scelta di Mezger quale capo dipartimento sembrò ovvia. Furono questi gli anni forse più emozionanti per Porsche nel mondo delle competizioni motoristiche. In questi anni, infatti, videro la luce automobili come la Porsche 901 Bergspyder e la Porsche 910 Carrera 10.

Proprio la 910 rappresentò la chiave di volta del successivo sviluppo delle automobili da competizione di Porsche. Quando nel 1968 Mezger avviò la progettazione della Porsche 917 non iniziò da un foglio bianco, bensì proprio dal progetto della 910. Dotata di un motore boxer da 12 cilindri, la 917 si impose immediatamente ne La 24 Ore di Le Mans, il Campionato del Mondo Sport Prototipi del ‘70 e del ‘71. Grande merito di questi successi fu proprio del propulsore che arrivò a toccare anche i 1.200 CV di potenza grazie ai sistemi di sovralimentazione di cui esso era dotato. Il merito di Mezger, e della sua squadra, fu infatti quello di trovare una soluzione alla velocità di risposta del compressore. Questa soluzione fu molto apprezzata da Mezger, che, non a caso, ne fece uso anche successivamente. La grande potenza di cui era dotata la 917, comunque, consentì all’automobile di imporsi anche nella CanAm.

Mezger e il motore TAG-Porsche

Nel 1982, però, arrivò la definitiva consacrazione per Mezger. L’anno precedente, infatti, il presidente della McLaren, Ron Dennis, era alla ricerca di un propulsore da montare sulle proprie automobili per competere in Formula 1. Porsche, con un nuovo progetto di Mezger finanziato dalla TAG, riuscì ad assicurarsi la fornitura. Si trattava del celebre motore TAG-Porsche: un motore sei cilindri a V di 80°, con una cilindrata di 1,5 litri, che arrivò a erogare fino a 1.050 CV nelle sue ultime evoluzioni. Grazie a questo propulsore, la McLaren riuscì a trionfare nel Campionato Costruttori del 1984 e del 1985 e nel Campionato Piloti con Niki Lauda, nel 1984, e Alain Prost nel 1985 e nel 1986. Questo, senza ombra di dubbio, fu il successo sportivo più clamoroso di Mezger e della Porsche.

Il motore della 911, il motore Mezger

C’è un motore su cui, fino ad ora, si è sorvolato. Si tratta di un propulsore che avrebbe caratterizzato tutta la storia di Porsche. Forse anche per questo, da alcuni viene chiamato motore Mezger. Fu proprio Hans Mezger, infatti, a compiere i calcoli relativi al sei cilindri che avrebbe equipaggiato quella che all’epoca ancora si chiamava 901 e che, più avanti, sarebbe diventata la Porsche 911. Forse uno dei motori più iconici di sempre, ostinatamente raffreddato ad aria, e con molte caratteristiche provenienti dall’esperienza elaborata proprio in Formula 1.

Insomma, uno dei maggiori interpreti della casa di Stoccarda, a cui rimase fedele per ben quarant’anni. Conoscivi la sua storia?

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