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Ernst Fuhrmann, il motorista che divenne presidente Porsche

Ferdinand Porsche, nella sua avventura per costruire una fra le più importanti case automobilistiche di sempre, come sappiamo, non fu solo. Il genio di Stoccarda, oltre a tanti appassionati, fu affiancato da alcune delle menti più geniali del XX e del XXI secolo. Fra queste, certamente, vi fu Ernst Fuhrmann. Progettista di propulsori tra i più importanti della casa di Stoccarda, presidente di Porsche fra il 1972 e il 1980 e figura chiave dell’automobilismo dell’epoca. Conosciamo la sua storia.

Ernst Fuhrmann, il padre del motore Fuhrmann

Il suo nome, Ernst Fuhrmann, a molti forse non dice molto. Forse più conosciuta, invece, è la sua principale creazione: il celeberrimo motore Fuhrmann, che dalla sua realizzazione ha influenzato a lungo il reparto motori di Zuffenhausen. Scopriamone meglio la storia.

Una breve biografia di Ernst Fuhrmann

Quando Ernst Fuhrmann nacque, la Prima guerra mondiale infuriava ancora. Era il 21 ottobre del 1918 e il conflitto sarebbe durato ancora un mese o poco meno. Dopo il consueto percorso scolastico proprio nella capitale austriaca, nel 1936, il giovane Fuhrmann si iscrisse all’Università tecnica della città. I primi anni di vita di Fuhrmann, tuttavia, furono fortemente influenzati dalla situazione politica che il vecchio continente stava attraversando. Così, dopo aver completato gli studi universitari nel 1941, dovette prestare anche il servizio militare.

Terminata questa esperienza, seppur in un’Europa in subbuglio, Fuhrmann poté finalmente dare inizio alla sua carriera. Subito dopo la guerra, nel 1947, iniziò la propria esperienza in Porsche, proprio nel reparto motoristico dello stabilimento di Gmünd in Carinzia, come uno dei primi dipendenti della casa automobilistica. Ed è qui che diede, come vedremo, il suo principale contributo. Al fianco di Ferry Porsche, infatti, il giovane ingegnere austriaco lavorò a numerosi progetti, come la celebre monoposto da corsa Cisitalia 360 commissionata dal pilota italiano Piero Dusio. Il meglio, tuttavia, deve ancora venire.

Il motore Fuhrmann, il capolavoro Porsche

Nel 1953, Porsche presenta la sua prima vera automobile da corsa: la Porsche 550 Spyder, che passò alla storia col nome non casuale di Giant Killer. Quello che impressionò più di tutto, però, fu il motore di questa automobile, che passò alla storia come motore Fuhrmann. Un nome non casuale, perché al suo progetto, che all’interno della casa automobilistica aveva il nome di Typ 547, lavorò proprio l’ingegnere Ernst Fuhrmann.

Si trattava di un motore boxer quattro cilindri, raffreddato ad aria, con una cilindrata di 1.498 cm3. La particolarità del motore Fuhrmann, tuttavia, risiedeva in un altro particolare, che peraltro lo rendeva fra i motori più complessi dell’epoca. Si trattava del sistema quad-cam, con sistema di cuscinetti a rulli, che richiedevano circa 120 ore di lavoro di un tecnico esperto per l’assemblaggio di cui otto solamente verificare la correttezza dei tempismi che potevano diventare addirittura quindici nel caso non fossero state rispettate le giuste tolleranze. Il sistema, in particolare, prevedeva due alberi a camme in testa per ciascuna bancata, che venivano comandati da alberi angolari, i cosiddetti alberi verticali (Königswellen). Il motore, inoltre, prevedeva anche delle novità uniche nel suo genere, come la doppia accensione e la lubrificazione a carter secco che è ancora oggi una caratteristica distintiva del marchio.

Il motore, che consentiva di raggiungere gli 8.000 giri/min, era in grado di sprigionare fino a 110 CV a 6.200 giri/min nella sua prima versione. Le successive migliorie introdotte, tuttavia, permisero di raggiungere la stratosferica potenza di 190 CV con la Porsche 804 che gareggio in Formula 1. Nonostante questo, ancora oggi, la raffinata meccanica dei motori Fuhrmann gode di ottima reputazione: regolare questi motori, che hanno un complicatissimo sistema di rinvii angolari, può essere estremamente difficile. Tuttavia, una volta ottenuto il perfetto equilibrio, regalano soddisfazioni uniche.

Grazie a questo motore, comunque, Porsche riuscì a raggiungere numerosi successi. È il caso della 24 Ore di Le Mans del 1953, ma anche di numerose altre gare che dimostrarono la capacità tecnica dell’ingegnere austriaco.

L’arrivederci alla Porsche, prima del grande ritorno

Nel 1956, dopo il grande contributo fornito alla casa di Stoccarda, Ernst Fuhrmann lasciò la Porsche per passare a un’altra azienda di Goetze, la Federal-Mogul Corporation, dove dapprima fu responsabile dello sviluppo di componenti di ricambio per automobili e, successivamente nel 1962, fu nominato membro del Consiglio di Amministrazione. Quella di Fuhrmann e Porsche, tuttavia, era una storia destinata a incrociarsi nuovamente.

L’occasione si ebbe nel 1971, quando Porsche lo richiamò a sé come direttore tecnico. Un incarico prestigioso che l’ingegnere austriaco accettò di buon grado. Era solo il preambolo di quello che sarebbe stato. Gli anni Settanta, tuttavia, erano anni difficili: la crisi petrolifera, infatti, sembrava destinata a far scomparire case automobilistiche sportive come Porsche. La casa di Stoccarda, tuttavia, non poteva abbandonare così una storia già gloriosa. Il giovane Ferdinand Piëch, che pure sembrava destinato ad assumere le redini dell’azienda decise infine di trasformare Porsche in una società per azioni di cui Ferry Porsche assunse la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione. Furmann, a poco a poco scalò le gerarchie manageriali della nuova società: dapprima Portavoce del Consiglio di Amministrazione e, dal novembre 1976, Presidente del Consiglio di Amministrazione. Di fatto, questo rese Fuhrmann il primo dirigente esterno a dirigere l’azienda che fu di Ferdinand Porsche.

La sua non fu una presidenza facile. Pur rendendosi responsabili di alcuni progetti eccezionali, come quello della Porsche 928, ricevette anche accuse pesanti: come quello di voler archiviare la Porsche 911. Al contrario delle dicerie, tuttavia, fu proprio Fuhrmann a spingere per lo sviluppo della Porsche 911 Turbo. Un’automobile che, ancora oggi, è nel cuore di tanti appassionati.

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