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I trattori Porsche: alla scoperta delle Porsche dei campi

Quando si parla di Porsche, tutti si aspettano automobili dalle elevate prestazioni e dal comfort di guida sopraffino. È il lavoro che, nel corso della sua storia, la casa costruttrice fondata da Ferdinand Porsche ha realizzato, conquistando innumerevoli appassionati. Eppure, forse non tutti lo sanno, la casa di Stoccarda non ha costruito solamente automobili. Anzi, all’attivo ha numerosi veicoli, che nulla hanno a che vedere con le vetture sportive di oggi. Oggi, per mera curiosità, andremo alla scoperta dei trattori Porsche che lo studio di progettazione ha realizzato nel corso della sua storia.

Alle origini della casa costruttrice: quando a Stoccarda si facevano trattori Porsche

La storia di Porsche, lo sappiamo, è affastellata di avvenimenti. Passaggi fondamentali anche per la storia dell’umanità. Non a caso, prima di diventare la casa automobilistica che oggi tutti noi conosciamo e amiamo, Ferdinand Porsche ha dato un cospicuo apporto con le proprie macchine. A cominciare proprio dalle macchine movimento terra. Con ogni probabilità, il primo trattore Porsche, quantomeno per quanto riguarda la progettazione, fu quello che il genio di Stoccarda progettò nel 1914, dopo essere diventato Direttore tecnico della Austro Daimler. Quel mezzo, che prendeva il nome di Kraftprotze, anche detto Daimler-Pferd (cavallo Daimler) era dotato di un motore a quattro cilindri, raffreddamento ad aria, con due ruote motrici da 150 centimetri di diametro e una potenza di 14,5 CV. Una sorta di aratro, che al posto degli animali da soma, impiegava la forza dei cavalli vapore per dissodare il terreno. Quelli, tuttavia, erano anni di conflitto e, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, anche il Kraftprotze diventò utile allo sforzo bellico. Il trattore, infatti, fu impiegato per trainare pezzi di artiglieria, cucine da campo e ospedali mobili lungo i campi di battaglia. Questo, comunque, fu solamente il primo esempio di veicoli Porsche impiegati sia per lavorare la terra sia per motivi bellici.

I trattori Porsche: dalla progettazione alla realizzazione

L’esperienza dei trattori Porsche, e dei relativi mezzi bellici, non si concluse con la fine della Prima Guerra Mondiale. Dopo aver contribuito fattivamente al progetto della Volkswagen Maggiolino, infatti, Ferdinand Porsche ricevette un incarico simile. L’obiettivo, secondo quanto aveva richiesto Adolf Hitler in persona, era simile a quello del Typ 1: un mezzo per la lavorazione dei campi che potesse soddisfare una platea sufficientemente ampia di utilizzatori. Si trattava, per usare alcuni dei nomi che furono adottati all’epoca, del Volksschlepper, VolkspflugVolkstraktor, ossia il trattore del popolo. E non a caso, i fondi per studiare il progetto del Volkstraktor giungevano direttamente dal progetto della Volkswagen.

Il progetto, che prese il nome di Typ 110 nello studio di ingegneria Porsche, si prefiggeva lo scopo di realizzare una macchina semplice ed efficiente, proprio come il Maggiolino. L’obiettivo, del resto, era quello di fornire un mezzo in grado di lavorare i terreni che, a poco a poco, la Germania nazista andava annettendo o conquistando. A partire dal novembre del 1937, l’ingegnere capo di Porsche, Karl Rabe, iniziò la progettazione di tre prototipi, il primo dei quali avrebbe dovuto essere pronto in occasione del 63° compleanno di Porsche, il 3 settembre 1938. Con qualche ritardo, ma comunque prima della fine del ’38, il primo trattore Porsche fu pronto. Esso era dotato di un motore bicilindrico in linea, ovviamente raffreddato ad aria. Gli altri due prototipi, invece, studiavano diverse posizioni di guida e piattaforme di carico.

Dopo l’approvazione del progetto finale, con decreto dell’inizio del 1940, si sarebbero dovuti produrre circa 300 mila esemplari l’anno di Volkstraktor. La realizzazione sarebbe dovuta avvenire a Waldbrol, nel Westfalia, in uno stabilimento in fase di costruzione. Negli anni successivi, poi, Porsche completò la serie dei suoi trattori: il Junior, monocilindrico, lo Standard, che conservava il motore bicilindrico originario, il Super, che montava un tricilindrico, e, infine, il Master, che aveva un motore a quattro cilindri. La potenza di questi mezzi andava da un minimo di 15 CV a un massimo di 50 CV e, pertanto, erano in grado di sopperire a tutte le esigenze agricole dell’epoca.

Del resto, si trattava di macchine molto avanzate per la loro epoca. Rispetto ai trattori di altri marchi, infatti, i trattori di Porsche erano dotati di assali anteriori con sospensioni a balestre, il giunto di trasmissione idraulico. Inoltre, il progetto non prevedeva né cinghie né catene di distribuzione. Inoltre, a richiesta, era anche possibile ottenere la presa di forza anteriore, una panca biposto per ospitare un passeggero e il contagiri nel quadro strumenti.

I trattori Porsche dopo la Seconda Guerra Mondiale

All’indomani della guerra, la storia dei trattori Porsche non era ancora destinata a finire. Deposte le armi, infatti, Porsche in persona decise di proseguire la produzione dei suoi mezzi. In particolare, il genio di Stoccarda decise di affidarsi a un motore bicilindrico Diesel, capace di erogare 17 CV. La sua costruzione, dopo qualche tentativo nella fabbrica di Gmünd, fu tuttavia ceduta a un’altra azienda, la Allgaier e alla Hofherr Schrantz, visto che Porsche all’indomani della guerra non era autorizzata alla costruzione come sanzione per aver partecipato allo sforzo bellico tedesco.

Il primo trattore Porsche, ossia quello completamente progettato da Porsche e costruito dalla Allgaier, fu l’AP17, che fu realizzato a partire dal 1950. La sigla AP, per l’appunto, stava a indicare la compartecipazione di Allgaier e Porsche, mentre il numero di 17 indicava la potenza del suo motore. Il mezzo, che comunque era interamente progettato dalla casa di Stoccarda, infatti, montava un motore bicilindrico alimentato a gasolio, grazie al quale il piccolo trattore Porsche riusciva a sviluppare una potenza di circa 17 CV. La Allgaier si occupava solamente della fornitura dei profilati, realizzati in leggerissima lega di alluminio e magnesio, e dell’assemblaggio. Già alla presentazione, presso l’Esposizione agricola di Francoforte, secondo le cronache dell’epoca, le due aziende ricevettero qualcosa come 15 mila ordini. Alla fine del 1951, comunque, furono prodotte 5 mila unità. Il successo del mezzo, comunque sia, fu così importante che, già nel 1952, fu ampliata la gamma con una versione monocilindrica, da 12 cavalli, e a tre cilindri, da 33 CV.

Negli anni a venire, poi, furono prodotte altre versioni con potenze differenti, ma la Allgaier non soddisfò pienamente le richieste di Porsche, che decise di trasferire la produzione alla Porsche-Diesel Motorenbau, a Friedrichshafen. Dopo l’espansione di motorizzazioni, la casa di Stoccarda decise di razionalizzare la produzione con soli quattro modelli che prendevano, ancora una volta, i nomi di: Junior, con potenza da 17 CV, Standard, con motore bicilindrico da 30 CV, Super, con una potenza di 44 CV, e infine il Master, con un motore quattro cilindri capace di erogare ben 60 CV. Proprio in quegli anni, tuttavia, c’era un altro progetto che prendeva corpo: era quello delle automobili Porsche.

La produzione dei trattori Porsche terminò nel 1963, quando l’azienda aveva prodotto ben più di 150 mila unità. La fabbrica dei trattori Porsche, la Friedrichshafen, fu quindi venduta alla Daimler-Benz mentre le scorte di ricambi furono acquistati dalla Renault, che già si occupava dell’assistenza. E così, finì la storia di queste macchine. Non quella delle automobili Porsche, il cui mito perdura ancora oggi.

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agridati
1 anno fa

Ciao,
Grazie per un articolo molto interessante.

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