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Tatra V570: l’ispirazione di Ferdinand Porsche

Quando Ferdinand Porsche disegnò il Volkswagen Maggiolino, secondo alcuni, il Führer ebbe a sottolineare la bellezza e la comodità di un’automobile sulla quale aveva viaggiato in Cecoslovacchia. Si trattava, come forse avrete già intuito, della Tatra V570, alla quale effettivamente il genio di Stoccarda si ispirò al punto tale che, nel 1961, fu necessario pagare un risarcimento per la violazione di alcuni brevetti. Al di là delle questioni legali, oggi scopriremo questa casa automobilistica e il veicolo che tracciò una linea guida per Porsche.

Tatra V570, la capostipite della Volkswagen

Quando si parla di design e di designer, evidentemente, tutto può essere fonte di ispirazione. La natura, gli animali e, perché no, anche altri oggetti che assolvono o meno alla stessa funzione. Al tempo in cui Porsche fu chiamato a disegnare il Maggiolino non c’erano poi così tante automobili alle quali ispirarsi per nuovi disegni. La Tatra V570, tuttavia, era fra queste. Prima di addentrarci nel racconto di questa automobile, diamo una rapida occhiata alla storia della Tatra e poi vedremo perché questa automobile, al suo tempo, fu apprezzata persino dal Führer.

La storia della Tatra, la fabbrica di carrozze che diventò casa automobilistica

Quando nel 1850 Ignác Šustala fonda la Nesselsdorfer Wagenbau-Fabriks-Gesellschaft, il mondo è sull’orlo di un cambiamento epocale. Le carrozze, che l’azienda di Šustala produce inizialmente, stanno per essere sostituite dalle automobili e i cavalli da traino dai cavalli vapore dei motori a scoppio. Nel 1897, quando l’azienda riceve la commessa di un’automobile per celebrare il giubileo d’oro dell’imperatore Francesco Giuseppe, al mondo sono solamente due le case automobilistiche: la tedesca Daimler e la francese Peugeot. Questo, di fatto, ha reso la Tatra, nome che fu conferito all’azienda a partire dal 1920 come ispirazione ai Monti Tatra, la terza più antica casa automobilistica al mondo.

Dopo la Prima Guerra Mondiale, che aveva conferito una notevole spinta alla produzione degli autoveicoli, la storia della Tatra iniziò a dipanarsi. Nel 1934 fu progettata la Tatra 11, che presentava già una serie di innovazioni rispetto alla concorrenza, come un sistema di sospensioni indipendenti e un motore bicilindrico anteriore da 1.056 cm3. La successiva Tatra 12, a conferma del livello di innovazione che la casa automobilistica portò avanti, introdusse invece quattro freni, uno per ogni ruota. Con la Tatra 17, presentata nel 1926, fu invece introdotto un motore da 1.930 cm3 raffreddato ad acqua.

Nel corso di questi anni, la casa si distinte per la realizzazione di automobili di lusso che impiegavano tecnologie all’avanguardia. Nel 1934, la Tatra si produsse in uno sforzo straordinario, che avrebbe cambiato per sempre il mondo dell’automobilismo. La Tatra 77, infatti, rappresentò la prima automobile al mondo a essere studiata in galleria del vento: questo permise all’azienda di ottenere un coefficiente di resistenza di 0,24, ma anche di realizzare un design innovativo.

Il rapporto tra Tatra, Porsche e Hitler: un’influenza mondiale

Quando nel 1934 Adolf Hitler si convinse della necessità di meccanizzare la Germania con un’auto del popolo, la Volkswagen, l’ispirazione era già stata fornita al Führer. Durante i tour in Cecoslovacchia, infatti, Hitler aveva viaggiato a bordo di una Tatra e in qualche occasione aveva avuto modo di cenare anche con Hans Ledwinka, designer cecoslovacco della casa automobilistica. Proprio durante una di queste cene, secondo alcune testimonianze, Hitler aveva esclamato: «Questa è proprio l’automobile per le mie strade». Vero o falso che sia, è certo che quando Porsche fu incaricato di occuparsi della progettazione della prima Volkswagen, la Typ 1, lo stesso Führer indicò le automobili della casa cecoslovacca come ispirazione.

L’ispirazione principale per il genio di Stoccarda sopraggiunse dalla Tatra V570, prototipo della casa cecoslovacca prodotto in soltanto tre esemplari, poi sostituita dalla Tatra 97, che, come vedremo, aveva notevoli somiglianze proprio con il Maggiolino. Per adesso, però, concentriamoci sulle caratteristiche tecniche della Tatra V570.

Tatra V570, il prototipo di utilitaria secondo Ledwinka

La Tatra V570, come detto, fu un prototipo della casa costruttrice cecoslovacca. Pur trattandosi di un’automobile-studio, essa presentava numerosi accorgimenti, che poi sarebbero passati nella produzione di un vasto numero di automobili. Il progetto fu firmato dallo stesso Ledwinka, che guidò una squadra costituita dal figlio, Erich, e dal progettista Erich Übelacker. I tre si orientarono quasi subito su un modello cabriolet, con motore posteriore. Questa scelta presentava diversi vantaggi: in primo luogo, questo avrebbe ridotto sia la rumorosità che le vibrazioni trasmesse all’abitacolo, un baricentro più basso e una migliore distribuzione dei pesi. In secondo luogo, l’assenza di un albero motore, e quindi di un tunnel centrale, assicurava un maggior comfort di guida.

Tutto ciò influì, poi, anche sulle scelte aerodinamiche: il motore montato posteriormente, infatti, consentiva di migliorare l’aerodinamica del frontale del veicolo. A tal proposito, furono adottate diverse soluzioni interessanti: i parafanghi, per esempio, furono inglobati all’interno della carrozzeria, mentre le maniglie furono integrate nelle portiere al fine di ridurre le turbolenze.

Meccanicamente, come detto l’automobile presentava un motore boxer montato posteriormente e raffreddato ad aria, con una cilindrata di 854 cm3, che era in grado di sviluppare circa 18 CV a 3.500 giri/min. Il propulsore, poi, era accoppiato a un cambio quattro marce, che consentiva all’automobile di raggiungere la velocità massima di 75 km/h. Il propulsore così composto, comunque, era montato su un telaio a tubi, che veniva poi inserito in monoblocco nella carrozzeria.

L’impostazione di questa automobile fu certamente di ispirazione per Ferdinand Porsche. La dimostrazione di tutto ciò è evidente dal disegno successiva Tatra. La Tatra 97, infatti, nonostante alcune differenze, presentava non pochi dettagli comuni con l’automobile tedesca. Lo stesso Porsche, più avanti, confessò di «aver guardato dietro le spalle» dei progettisti della Tatra. La casa costruttrice, infatti, avanzò una richiesta di risarcimento già durante l’epoca nazista, ma la questione fu messa a tacere dal Reich. All’indomani della caduta del Nazionalsocialismo, però, la Tatra si fece nuovamente avanti e, questa volta, la Volkswagen fu chiamata a risarcire la casa cecoslovacca per i danni,

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