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Porsche 924: la Porsche “impura” che divenne un successo

Accusata di essere in realtà una Volkswagen sotto mentite spoglie, la Porsche 924 si prende la sua rivincita con gli interessi superando i 150.000 esemplari venduti.

Porsche 924, la prima Porsche col motore davanti

Un’innovativa espansione nella linea del prodotto o una scioccante rottura con la tradizione? Questa era la domanda che si poneva la clientela tradizionale di Porsche nel 1976. Il motivo di questi due sentimenti contrastanti era dovuto al fatto che i costruttori della 924 abbandonarono i motori boxer raffreddati ad aria, visti dagli acquirenti come l’anima della Porsche 911. Inoltre, anche il design delle Coupé mostrava un’immagine di Porsche totalmente nuova: fanali a scomparsa, cofano motore allungato, parte frontale cuneiforme e una grande lastra di vetro nel portellone posteriore fornivano al nuovo modello un profilo molto particolare. Basata sullo schema Transaxle, aveva un telaio rigido e bilanciato e offriva un comfort sconosciuto alla sorella 911, oltre a doti inaspettate come un bagagliaio da piccola station wagon e una facilità di guida che avvicinò al marchio molti clienti.

924, un progetto tecnicamente ineccepibile

125 CV: è questa la potenza dei motori in linea a 4 cilindri della 924 (provenienti originariamente da Audi). Ma c’è anche il telaio da tenere in conto in una sportiva e in questo ambito la 924 ha il meglio che si possa avere, se si parla di motore anteriore: lo schema Transaxle, che regala una ripartizione dei pesi praticamente perfetta, 52% davanti, 48% dietro e una rigidezza indiscutibile. Il merito delle sue doti sta in un “segreto”: il posizionamento del cambio al retrotreno, senza che questo ne pregiudichi la manovrabilità. Come opzioni per la trasmissioni erano disponibili un cambio automatico e una trasmissione manuale a quattro marce, che è stata sostituita con un cambio a cinque marce per i modelli costruiti a partire dal 1980.

La 924 e le sue evoluzioni

Se si escludono le edizioni limitate, sono due le 924 commercializzate nel corso degli anni. La versione “base”, dotata di motore aspirato da 125 CV, e la Turbo: un modello presentato nel 1978 e spinto da un 2.0 sovralimentato con una potenza di 170 CV. Per soddisfare le aspettative sportive invece, la Porsche ha ampliato nel 1981 la sua gamma di modelli 911 nella versione già conosciuta della Porsche Carrera, con la produzione di una piccola serie di veicoli da corsa con il nome di Porsche 924 Carrera GT (210 CV) e GTS (240 CV), che disponevano anche di un’omologazione per la strada. Infine arriva anche la 924S, con il motore 2.5 depotenziato della 944.

L’ascesa dei modelli “odiati”

A Stoccarda quasi se lo augurano, che i loro fan più sfegatati disprezzino un nuovo modello che non sia la 911. Sì perché il gran numero di 924 vendute nonostante “l’odio” iniziale non è un caso isolato. Si ripete per esempio con la Porsche Panamera, mai del tutto digerita oppure con l’avvento del motore diesel, uno dei più grandi affronti mai subiti dai porschisti ortodossi, ma che ha portato molto bene alle casse dell’azienda tedesca. Tuttavia, il caso esemplare resterà per sempre la Cayenne (sulla quale peraltro ha debuttato il diesel): il modello più osteggiato dai fedelissimi e uno dei successi più clamorosi nella storia della Porsche, seguito non a caso (oltre che dalla Cayenne II) dalla Macan.

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