Quando si parla di automobili d’epoca, uno dei temi più sentiti – al pari della manutenzione della carrozzeria d’epoca – è senza ombra di dubbio la manutenzione del motore d’epoca. Il motivo è semplice: un’automobile marciante può fare la differenza in sede di trattativa, ancor più se il motore si trova in perfette condizioni di funzionamento. I motori d’epoca, del resto, sono elementi molto delicati, sia perché recano su di sé tutta la fatica degli anni vissuti, sia perché, a mano a mano che passa il tempo, risulta sempre più difficile (e dispendioso) reperire i pezzi di ricambio. Una corretta manutenzione, pertanto, può aiutare a preservare il loro valore. Vediamo come fare.
Iniziamo col dire che la manutenzione di un motore d’epoca non è certamente una passeggiata. È vero, si tratta di elementi meccanici apparentemente più semplici di quelli odierni, dove l’elettronica non ha ancora preso il sopravvento. Allo stesso tempo, però, si tratta di elementi delicati su cui l’usura, l’azione dell’acqua, del fondo stradale e del tempo stesso ha agito rendendo spesso difficoltoso anche il semplice disassemblaggio. Inoltre, proprio l’assenza di elettronica, facilmente gestibile con un computer e i software adeguati, rende questi apparati molto più sensibili alle delicate calibrazioni meccaniche, che devono essere effettuate con strumenti specifici, “sporcandosi” le mani direttamente sugli elementi meccanici stessi. Tutto questo per dire che per la manutenzione dei motori d’epoca è sempre meglio rivolgersi a personale qualificato, che conosce le complessità delle automobili d’epoca e che, eventualmente, sia anche in grado di consigliare la soluzione giusta al problema. Fosse anche quella di lasciar fare a chi ne sa più di lui. Fatta questa doverosa precisazione, passiamo alla manutenzione dei motori epoca.
I motori d’epoca, sotto molti aspetti, non differiscono dai motori odierni. Anche se in maniera più “grezza”, essi producono energia cinetica attraverso la detonazione di un carburante, arricchito con un comburente, in una camera di scoppio. Questa è la teoria, poi ogni propulsore ha le proprie caratteristiche e differenze. Per fare un esempio, è ovvio che un motore raffreddato ad aria, come il motore Boxer, non ha le complicazioni di un motore raffreddato a liquido. È altrettanto vero, però, che ne avrà delle altre. Tutto ciò per dire che, di base, la manutenzione di un propulsore, anche se d’epoca, fondamentalmente non differisce da quella attuale. Le componenti, seppur semplificate, sono essenzialmente sempre le stesse:
Sicuramente è possibile entrare ancor più nel dettaglio e aggiungere altri elementi come gli organi di trasmissione. Senza entrare troppo nel particolarismo, tuttavia, è possibile soffermarsi su questi nella consapevolezza che ciascuno ha delle caratteristiche che, solitamente, sono specificate nel libretto di manutenzione dell’automobile. È chiaro che, quando si parla di motori d’epoca, questi valori possono lasciare il tempo che trovano. Nonostante questo, però, tale documento resterà fondamentale per conoscere gli intervalli di manutenzione consigliati dalla casa costruttrice.
Volendo entrare nello specifico di ciascuna componente, e sapendo già di non poter essere esaustivi, saremo periodicamente chiamati a intervenire su:
Molto altro si potrebbe aggiungere a questo elenco. Per esempio, un periodico controllo all’elasticità dei manicotti e alla loro tenuta è fondamentale per evitare che, una volta in temperatura, il motore possa avere perdite anche importanti. Le varie cinghie (o catene) di distribuzione e quelle dei servizi devono essere in perfette condizioni, per non incorrere in gravi guasti del motore. Naturalmente, di tutte le manutenzioni vista sinora, solo alcune possono essere eseguite in autonomia se non si è davvero esperti. Per il resto, meglio affidarsi a professionisti del settore, che sapranno intervenire in maniera più efficace sul problema.
L’obiettivo di chi acquista un’automobile d’epoca, nella maggior parte dei casi, è quello di preservare il suo valore storico. Questo significa, tra le altre cose, preservare il più possibile l’originalità dell’automobile. Ciò ovviamente passa anche attraverso il motore, che, laddove possibile, deve essere sempre conservato. Quando le condizioni del propulsore lo consentono, pertanto, è sempre preferibile propendere per il restauro. In questo caso, e ancor più, vale il discorso fatto in apertura: si tratta di un lavoro che deve essere eseguito da personale specializzato, meglio ancora se specializzato sullo specifico modello di automobile da restaurare. Nel restauro di un motore epoca, infatti, si va incontro a notevoli sfide, che solo un tecnico specializzato potrà aiutarvi a superarle.
Il lavoro di restauro di un motore d’epoca procede solitamente per fasi. La prima fase, anche quando si tratta di un tecnico specializzato sullo specifico modello, è quella di studio. Sarà necessario, infatti, stabilire con precisione la serie del motore perché, specialmente con le automobili d’epoca, anche vetture dello stesso anno potrebbero montare propulsori sensibilmente diversi. Non è raro, in questi casi, procedere anche alla realizzazione di una vera e propria documentazione fotografica che consenta, da un lato, di ricostruire l’esatta posizione di ogni elemento e, dall’altro, di visionare con maggiore efficacia ogni parte del motore stesso.
A questo punto può iniziare la delicata fase di smontaggio. Un’operazione per nulla semplice, dove non di rado è necessario intervenire con la fiamma ossidrica o con dischi diamantati. Questo può chiaramente dilatare il tempo necessario alla manutenzione, sia perché ogni pezzo può richiedere più tempo di quello normalmente necessario, sia perché ogni componente può celare sgradite sorprese. Terminato il disassemblaggio, può iniziare la pulizia delle componenti: in questi casi si utilizzano appositi macchinari che, in maniera delicata, provvedono alla rimozione dell’effetto del tempo. Grazie a questa fase, peraltro, è possibile fare anche una valutazione più accurata dello stato di usura del motore e, quindi, una stima più precisa delle componenti che è necessario riparare e di quelle che, invece, devono purtroppo essere sostituite.
L’ultima fase, dopo aver predisposto ogni componente, restaurata o nuova che sia, è quella di rimontaggio. Anche in questo caso, a occuparsene deve essere un tecnico specializzato. Non è raro, in questi casi, far uso del manuale d’officina e della chiave dinamometrica. Il primo stabilisce i valori di coppia da applicare su ogni singolo dado (e altre informazioni necessarie al corretto montaggio delle componenti), la seconda invece aiuta a serrare i dadi ai valori individuati sul primo. Anche così si avrà la certezza di un montaggio secondo le specifiche della casa madre, anche se per questo è necessario molto di più. Se il nostro tecnico di fiducia avrà rispettato ogni valore, alla fine avremo un motore perfettamente restaurato e in grado di preservare il suo valore storico.
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