Porsche 911 2.7 un viaggio tra evoluzione e tecnica

Porsche 911 2.7 ovvero il risultato dell’evoluzione tecnologica subito dopo l’entrata in vigore nel 1974 delle nuove norme USA sulla sicurezza e sull’inquinamento. Tali norme infatti, costrinsero i tecnici Porsche a rivedere la 911, rielaborandone ampiamente il design per la prima volta.

Caratteristiche dei modelli Porsche 911 2.7

Capisaldi dei modelli 911 2.7 di quell’anno furono una più alta sicurezza interna e numerose modifiche alla carrozzeria. I paraurti anteriori e posteriori (verniciati dello stesso colore della carrozzeria, dotati di profilo in gomma e con lampeggiatori incorporati) vennero realizzati in lega leggera e fissati alla carrozzeria mediante supporti tubolari elastici facilmente sostituibili. Il pedale della frizione fu allungato grazie ad una molla ausiliaria che rese l’azionamento più gradevole. I rivestimenti si caratterizzarono di una nuova selleria in tessuto e di pannelli porta. Seguirono poi una nuova serie di sedili con poggiatesta più rigidi e la corona del volante imbottita. Inoltre, complice una stretta collaborazione con la Bosch per lo sviluppo dell’impianto di iniezione K-Jetronic, tutte le Porsche 911 2.7 poterono funzionare con carburanti a più basso numero di ottani. Tutto questo permise ai costruttori Porsche di dimostrare che anche le vetture sport potevano agire a favore dell’ambiente.

I motori della Porsche 911 2.7

Scomparve il modello base, i nuovi motori 911 passarono a 2.7 litri (iconica è la targhetta con le cifre cromate), mentre la versione di punta aveva ora la stessa meccanica della Carrera RS dell’anno precedente. La nuova gamma comprendeva la 911 standard (150 CV), la 911 S (177 CV) e la 911 Carrera (210 CV) tutte disponibili in due versioni di carrozzeria Coupé e Targa (a partire dall’anno modello 1983 fu disponibile anche una versione Cabriolet).

Dal 1975 al 1977 tutte le evoluzioni della Porsche 911 2.7

Nel 1975, una prova di 60.000 km condotta da una rivista del settore, giudica la Porsche 911 2.7 la miglior automobile al mondo e conferma le ottime doti intrinseche del modello. Vennero effettuate solo leggere migliorie quali il perfezionamento dell’isolamento acustico e il sistema di riscaldamento, rivisto e corredato di una nuova ventola. La 911 Carrera, in particolare, venne dotata di alzacristalli elettrici, di cornici faro e di un nuovo tachimetro elettrico che generò tantissimi consensi nel pubblico e negli addetti ai lavori (indicava ben 300 km/h).

Nel 1976, l’utilizzo della carrozzeria zincata ed il largo uso di leghe di alluminio consentono alla Casa di stupire ancora una volta, grazie ad un affinamento continuo. I modelli ora sono solo due, scomparve la 911 S, mentre la 911 Carrera presentava un nuovo motore di tre litri. I rapporti di trasmissione furono adattati alle maggiori potenze sviluppate, con la possibilità di scegliere tra il cambio Sportomatic a tre velocità o i classici manuali a quattro o cinque rapporti. Alzacristalli, specchietti retrovisori elettrici e lunotto termico divennero finalmente prerogativa di tutte le versioni.

Il 3 giugno 1977 esce dalla catena di montaggio la Porsche numero 250.000: è una 911 coupé 2.7 ulteriormente migliorata. Lo Sportomatic è ora un quattro rapporti, l’impianto di riscaldamento e ventilazione viene rivisto, la frizione è meno pesante. Inoltre, per arginare il dilagante problema dei furti, la Porsche montò deflettori anteriori fissi al posto di quelli apribili, accesso preferito dai ladri. Un incredibile percorso di innovazione che consentì all’auto di mantenere alto il proprio appeal.

Gianmarco Avagliano

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Tags: porsche 911

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